Meccanica

Meccanica: urgente investire a sostegno della ripresa

I giovani: importante risorsa per una transizione digitale

Tre recessioni in 12 anni, ma secondo i dati di CNA Veneto, per il comparto della Meccanica quella causata dal Covid 19 è certamente la più preoccupante: dopo la crisi del 2008-2009 del commercio internazionale e la crisi dello spread nel 2012-13, l’impatto negativo sul PIL causato dal Covid è stato per il comparto in assoluto il peggiore andando a segnare un -14,8%.

Un settore tra i più duramente colpiti – anche se di fatto molte sono state le imprese che hanno proseguito il lavoro anche durante il primo lockdown – sia perché in gran parte non considerato di utilità essenziale, sia perché inserito in filiere di produzione per settori in grande difficoltà, sia perché fortemente orientato alle esportazioni.

Ma il settore della Meccanica è senz’altro fondamentale per l’economia italiana e certamente leader nella manifattura, basti considerare i numeri: 19.873 imprese (il 5,3% del totale della Manifattura); 469.490 occupati (12,4% del totale degli occupati nel settore); 124,2  miliardi di fatturato, con un Export (Italia) che è pari al 17,8% delle vendite all’estero dell’intera manifattura; un saldo commerciale delle esportazioni  di 41,7 Mld; un saldo commerciale del 48% del saldo manifatturiero ed con 26 miliardi di import e 67,7 mld di export.

Si va dalle macchine di impiego generale (motori e turbine, apparecchiature fluidodinamiche, pompe, valvole, cuscinetti e ingranaggi, forni, sistemi di riscaldamento e di sollevamento), alle macchine per l’agricoltura e la silvicoltura, per la formatura dei metalli e di altre macchine utensili, fino alle macchine per impieghi speciali (per la metallurgia, per l’industria alimentare e le bevande, della carta, delle materie plastiche e gomma); con imprese più strutturate che in altri settori manifatturieri in termini di dimensione aziendale ed una presenza delle micro imprese più contenuta (59,3% del totale).

I primi 9 mesi del 2020 hanno registrato un andamento altalenante tra una continua spinta all’espansione da parte del settore nonostante le restrizioni imposte dal Covid che hanno ostacolato la catena di distribuzione, l’approvvigionamento di materiali, ed impattato sui costi di trasporto. Da una media di +1,1 per gli ordini interni del 2019 ad un -8,6 in media negativa per il 2020. Un 2020 che ha registrato un -6,3% per le macchine elettriche ed elettroniche; – 7% per macchine ed apparecchi meccanici; un -10-3% per i metalli e i prodotti in metallo; -17,6% per i mezzi di trasporto.

Ma nonostante uno scenario dal trend apparentemente negativo, il settore tiene e lancia segnali positivi per il Veneto in particolare per quanto riguarda la formazione: questa è la prima regione d’Italia per studenti preiscritti agli istituti tecnici: 4 su 10. Per quanto riguarda gli istituti professionali, i preiscritti sono il 13,8%. A dimostrazione che gli studenti iniziano a considerare questi corsi di studio come opportunità concreta di lavoro futuro.

«È un buon segnale – commenta Giovanni Salvalaggio Presidente regionale Unione Produzione CNA Veneto –. Prima di noi solo l’Emilia Romagna, con due punti percentuali di differenza. Il sistema scolastico è per noi elemento funzionale ed essenziale all’attrattività dell’Artigianato e della piccola impresa. Bisogna dare più valore alla meccanica artigianale, più visibilità. Intercettare l’attenzione dei giovani delle scuole superiori e trasmettere ai neo assunti la gioia che noi imprenditori proviamo quando riusciamo a portare a termine un progetto.

Occorrono, poi – prosegue Salvalaggio – più risorse per il sistema educativo e strumenti per favorire il raccordo tra istruzione e imprese. Il Recovery Plan Italiano, che in tutta Europa viene chiamato con il suo vero nome e cioè proprio Next Generation EU, dovrà andare in questa direzione. Serve, infatti, un più convinto sostegno in particolare agli istituti professionali per formare figure ad elevata specializzazione nel digitale e nella transizione ecologica. Ed è evidente l’urgenza di lavorare sul ricambio generazionale e di abbassare l’età media del personale; e grazie al credito d’imposta Transizione 4.0 presente nel PNRR che agevola l’acquisto di nuovi macchinari, sono sempre più necessarie persone giovani all’interno dell’impresa».

segnali di resilienza e di ripresa ci sono, non mancano tuttavia criticità che richiedono maggior attenzione in particolare per tutto il 2021 e creano una qualche preoccupazione: la carenza di materiali e l’aumento dei prezzi delle materie prime.

Le quotazioni dei metalli industriali sono in notevole ascesa oramai da mesi. Il ferro quotato al CME raggiunge il prezzo più alto dal 2011 (180 dollari/tonnellata) e registra variazioni percentuali di fine anno pari al + 66%; il rame, quotato all’LME, presenta il valore maggiore da otto anni (8000 dollari/tonnellata). L’alluminio è aumentato da inizio 2020 più del 40%. L’acciaio inossidabile è aumentato di circa il 35%.

«La situazione ricorda quella dei primi anni 2000 – commenta Matteo RibonSegretario di CNA Veneto – quando la forte crescita delle economie emergenti ha causato l’aumento dei minerali di ferro e dei metalli non ferrosi. Oggi la metà della domanda di metalli industriali proviene dalla Cina, primo Paese ad aver rincominciato a produrre. Dunque l’andamento dei loro prezzi e la manifattura cinese sono legati a doppio filo. La speranza è che i prossimi mesi vedano la manifattura, ed in particolare la meccanica, come traino della ripresa economica. »

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