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Pil Veneto giù del 9,4 %. La ripresa del 2021 non basta per recuperare il terreno perso

CNA Veneto: “Alle imprese servono tutti gli aiuti possibili”

L’economia regionale tenta di ripartire, ma la seconda ondata dell’emergenza Covid19 potrebbe ridurre se non annullare ogni tentativo di ripresa nel 2021.

Secondo le proiezioni di CNA Veneto, condotte con il supporto di Centro Studi Sintesi di Mestre, nel 2020 il Pil del Veneto avrà un andamento negativo. La contrazione del prodotto interno lordo regionale si attesterà intorno al – 9,4 per cento. Un dato in leggero miglioramento rispetto a quanto ipotizzato nei mesi scorsi grazie anche alla ripresa registrata nei mesi estivi. Ma per vedere l’asticella tornare quasi ai normali livelli di crescita si dovrà attendere almeno il 2021, anno in cui è prevista una ripresa significativa intorno al 7 per cento. 

“Una ripresa che sarà insufficiente per tornare ai livelli pre-covid – dichiara il Presidente della CNA del Veneto Alessandro Conte consapevole del fatto che già nei prossimi giorni potrebbero arrivare delle novità in grado di far cambiare ancora lo scenario entro il quale sono chiamate a muoversi le imprese del Veneto. “Per arrestare il virus ancora una volta serviranno grande responsabilità e spirito di adattamento – dice il Presidente – doti che non mancando alle nostre imprese venete. Ma la sensazione, nonostante gli appelli, è che anche se le misure dovessero essere più leggere rispetto al passato sarà più difficile conquistare la fiducia delle famiglie così come quella delle imprese molte delle quali stanno facendo i conti con i ritardi dei pagamenti, in primis della cassa integrazione, dei mesi precedenti”.

L’incertezza per il futuro ha provocato infatti una contrazione netta anche sui consumi che entro la fine del 2020 dovrebbero calare del 9 per cento. Il prossimo anno, dicono i dati del Centro Studi, la percentuale (del Pil Veneto) dovrebbe invece crescere del 5,8 posizionandosi comunque a un livello inferiore rispetto al 2019 ( – 3,8 per cento). Le previsioni appaiono più rosee sul fronte degli investimenti: nel 2020 il calo sarà del 13,1% ma il 2021 dovrebbe consentire di riconquistare terreno con un’inversione di tendenza del + 11,9 per cento.

Sul fronte dell’occupazione, dopo un primo trimestre positivo con oltre 2 milioni 165mila occupati, in Veneto nel secondo trimestre emerge una significativa flessione: il calo è infatti di quasi 50 mila unità ( – 49mila 314).Complessivamente nei primi sei mesi del 2020 l’occupazione si è ridotta di oltre 34mila unità, con un calo dell’1,6 per cento rispetto allo stesso periodo del 2019.

Meno occupati ma anche meno imprese, dice il monitoraggio. Rispetto allo stesso periodo del 2019 (marzo – settembre) nel 2020 si registra una contrazione del numero delle imprese cessate ( – 2.124) ma anche quello delle nuove aziende (oltre 3.900 in meno). I settori in cui calano maggiormente le attività sono il commercio ( – 1%), la logistica ( – 0,9%) e la manifattura ( – 0,9%). C’è anche però chi cresce: sono i settori dei servizi ( + 1,7%) e dell’edilizia ( + 0,2%), oltre a utilities e estrattiva.

“Per far sì che la ripresa sia solo rimandata e non pregiudicata – dichiara il segretario di Cna Veneto Matteo Ribon – dobbiamo far sì che in questi mesi la forbice tra imprese attive e cessate non si allarghi ancora. Come fare?Dobbiamo mantenere in vita le imprese e gli occupati. Serve un costante rapporto con le parti sociali per concordare gli strumenti e le azioni da mettere in campo, e tutti gli aiuti possibili”.

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