Nonostante le attività fotografiche siano rimaste formalmente aperte durante il periodo di emergenza sanitaria, il settore della fotografia, che ha la sua ragion d’essere nel rappresentare eventi (concerti, eventi sportivi, eventi per la moda, di intrattenimento, culturali, fra gli altri) è rimasto invece sostanzialmente fermo, perdendo opportunità lavorative senza, per ora, vedere un chiaro orizzonte da cui poter ripartire.
L’attività fotografica, quindi, è sempre ufficialmente proseguita ma è di fatto rimasta bloccata: la sua clientela di riferimento era, infatti, nell’impossibilità di operare.
Un chiaro esempio di questa situazione è quello relativo ai matrimoni. Se, infatti, fino al dpcm del 18 ottobre questi erano consentiti, seppure con difficoltà di gestione che avevano comunque spinto molte coppie a rinviare il loro matrimonio, con le ultime restrizioni restano consentite solo le celebrazioni ma non le successive feste. Con queste misure, quindi, molti fotografi matrimonialisti rischiano di restare, almeno per tutto il 2020 e prima parte del 2021, senza lavoro. Analogo discorso può essere fatto anche per tutti gli altri tipi di feste, cerimonie ed eventi che prevedono, a vario titolo, la partecipazione di pubblico.
L’indennità prevista per i mesi di marzo e aprile è stata inoltre rilasciata solamente ad alcuni professionisti. I fotografi che, infatti, risultassero iscritti contemporaneamente all’INPS come artigiani e ad una cassa professionale privata, pur versando più contributi, non hanno potuto accedere all’indennità e non hanno ricevuto nulla.
A fronte di questa drammatica situazione, non si comprende la ratio che ha portato l’esecutivo ad includere, giustamente, nell’Allegato 1 i codici ATECO di chi organizza convegni e fiere (82.30.00), feste e cerimonie (96.09.05), di chi noleggia attrezzature per manifestazioni e spettacoli (90.02.01) e di chi svolge attività di supporto alle manifestazioni artistiche (900209), ma a escludere attività analoghe e collegate come quelle relative alle attività fotografiche (74.20).
“Il Decreto Ristori – afferma Adriano Barioli, portavoce regionale dei fotografi CNA – sostiene i settori direttamente pregiudicati dalle misure restrittive del dpcm del 24 ottobre, ma non tiene in considerazione tutte quelle attività indirettamente interessate. Gli effetti collaterali della sospensione di eventi sportivi e cerimonie, e le limitazioni al settore della ristorazione, di fatto pregiudicano anche molti altri settori, fra i quali quello della fotografia. Si crea pertanto il paradosso per cui ai fotografi non viene impedito di lavorare ma vengono bloccate tutte le opportunità di lavoro”.
CNA Veneto confida quindi che l’esclusione dal Decreto sia una banale ma grave svista e che l’esecutivo porrà rimedio con tempestività. Il provvedimento consente, infatti, ai Ministri dell’Economia e dello Sviluppo Economico di estendere la platea dei beneficiari.