lavorare in più

Dopo il lockdown si deve lavorare due ore in più al giorno per soddisfare due terzi della clientela

CNA Veneto: L'auspicio è che, anche per questo settore, si possa tornare presto al normale svolgimento delle attività

Dopo il lockdown si deve lavorare due ore in più al giorno per soddisfare due terzi della clientela. Lavorano due ore di più al giorno e hanno sei clienti in meno: questa la giornata tipo di un acconciatore o di un estetista rispetto a prima che scattasse la chiusura forzata. A fotografarla una indagine condotta dal Centro studi CNA in collaborazione con CNA Benessere e Sanità svolta su un campione significativo di imprese sia a livello nazionale che regionale nel periodo che intercorre tra il 29 maggio e il 3 giugno. Del campione intervistato il 53,9 per cento opera nell’acconciatura e il 46,1 nell’estetica.

La dimensione media delle imprese dei due comparti è simile: 2,7 addetti nel comparto dell’acconciatura, dove l’86% delle imprese è equamente distribuito tra le classi “1 addetto” (28,8%), “2 addetti” (29,6%) e “3-4 addetti” (27,7%), e 2,3 addetti nel comparto dell’estetica dove si registra una maggiore concentrazione nella classe dimensionale “1 addetto” (37,6%).

I costi in più per le attività

I costi in più da sopportare vanno dall’igiene e alla sicurezza all’aumento dei prezzi per i prodotti standard, come shampoo e smalti. Quasi un’impresa su due (44%) lamenta questo tipo di aumenti. Sette acconciatori ed estetisti su dieci dichiarano, però, che la spesa è cresciuta non oltre il 5% nel periodo di chiusura forzata. Ben più pesante il conto dei dispositivi di protezione individuale (dpi) – mascherine, guanti, camici monouso e così via – denunciato dall’84,6% delle imprese intervistate.

Tra adeguamenti e sanificazioni

L’adeguamento dei locali è stato necessario per il 70% delle imprese. Di queste, per il 47% è costato nell’ordine dei 500 euro, per il 34% tra i 500 e i mille euro. Complessivamente, le spese per la messa in sicurezza dei locali, per la igienizzazione degli stessi e per i dispositivi di protezione individuale hanno prodotto un aggravio dei costi mensili calcolato intorno al 30%. Quasi il 90% delle imprese, però, continua a offrire gratuitamente alla clientela mascherine e guanti.

La scure del lockdown

Rispetto al periodo precedente il lockdown, il calo delle attività incide per un terzo sul totale.

“Eppure estetisti e acconciatori non sono rimasti a guardare ma hanno aumentato di oltre un quarto le ore lavorate – dichiara il responsabile regionale del settore Sergio Barsacchi – oggi circa due in più rispetto a prima che scattasse la chiusura forzata. Serve soprattutto più tempo per gestire un singolo cliente, per informarlo sulle norme da rispettare all’interno dei locali, per prepararlo con i necessari dpi, per compilare l’elenco presenze”.

Se prima nei centri estetici e nei saloni entravano mediamente 18 clienti ogni giorno, oggi ne entrano sei in meno. Nonostante quasi sei titolari di centri di acconciatura e di estetica su dieci (57%) dichiarino di aver allungato gli orari e adottato turnazioni, non riescono a gestire quotidianamente più di dodici clienti. “La domanda non manca – sottolinea Barsacchi – ma le disposizioni per il contenimento del virus pesano sulla normale attività. L’auspicio è che anche per il settore dell’estetica, come accade ora su alcuni mezzi di trasporto per esempio sugli aerei, si possa presto tornare, previo utilizzo della mascherina a un’attività lavorativa meno rigida e con un distanziamento sociale meno impattante”.

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