Nell’anno segnato dalla pandemia la Dop economy ha confermato, nonostante tutto, il ruolo esercitato nei territori, grazie al lavoro svolto da 200mila operatori e 286 Consorzi di tutela dei comparti cibo e vino. A confermarlo è l’analisi del XIX Rapporto Ismea-Qualivita sul settore italiano dei prodotti DOP IGP che nel 2020 raggiunge 16,6 miliardi di euro di valore alla produzione e un export da 9,5 miliardi di euro. Risultati resi possibili dall’impegno di tutto il sistema con azioni di solidarietà, attività di sostegno agli operatori, accordi con i soggetti del mercato e un continuo dialogo con le istituzioni, portato avanti costantemente anche da CNA Agroalimentare. È stata riconosciuta la valenza strategica del settore, hanno supportato attraverso apposite misure la continuità produttiva delle filiere DOP IGP, capaci di esprimere un patrimonio economico dei territori italiani per sua natura non delocalizzabile.
In Veneto Agroalimentare al top con cibo e vino
“Con un valore della produzione pari a 3.699 miliardi di euro il Veneto si conferma la prima regione italiana per fatturato, con cibo e vino che trainano il comparto agroalimentare. In questi due anni difficili, segnati fortemente dalla pandemia, questa filiera rappresenta il motore della promozione dei territori e segno distintivo del made in Veneto. Questo ci spinge a dover ragionare in maniera ancora più forte sul tema della tutela delle nostre eccellenze, dal Prosecco agli altri vini, dal Grana Padano all’Asiago, assieme agli altri prodotti espressione della terra veneta”.
Lo dice il Presidente della Regione del Veneto, Luca Zaia, commentando i dati del Rapporto, che pongono il Veneto sul podio per fatturato prodotto da prodotti IG. “Il Veneto svetta nel comparto vino con Treviso e Verona tra le prime 20 province italiane, e che assieme a Parma registrano un impatto territoriale oltre il miliardo di euro. Questo certifica la potenza della ‘Dop economy’ e conferma il ruolo strategico esercitato nei territori. A maggior ragione oggi, con questi numeri, dobbiamo insistere anche sul valore intangibile dell’italian sounding, per evitare che i nostri marchi e i nostri prodotti vengano imitati alimentando, solamente, concorrenza sleale. Infatti, l’intero comparto agroalimentare, alla luce anche di questo risultato che pone il Veneto in cima alle classifiche del food certificato, si conferma un settore capace di esprimere un patrimonio economico dei territori veneti e italiani assolutamente non delocalizzabile”.
Come CNA Agroalimentare Veneto condividiamo le parole del Presidente Zaia. «Questa difesa del patrimonio alimentare italiano dovrebbe essere fatta attraverso una sensibilizzazione del cliente finale verso questa cultura – dice Mirco Froncolati, Presidente CNA Agroalimentare Veneto –. Dobbiamo fare qualsiasi sforzo per diffondere la cultura e per sostenere il patrimonio culturale enogastronomico italiano, costituito da piccoli ristoranti, trattorie, pasticcerie, agriturismi, spesso a conduzione familiare. Rischiamo di veder polarizzata l’offerta enogastronomica tra due competitor: il fast-food a basso costo e il ristorante stellato di alta gamma con prezzi non sempre accessibili alla clientela media. Dobbiamo e vogliamo far comprendere che un determinato servizio e una determinata qualità devono avere come corrispettivo un giusto prezzo che permetta ai ristoratori di poter investire in strutture, in attrezzature, e anche nella possibilità di offrire prospettive di carriera al personale, capitale umano preziosissimo.»