Ente bilaterale dell’artigianato veneto ha erogato oltre 53 milioni di euro negli ultimi tre anni (2020-2022), per sostenere aziende e lavoratori in un periodo estremamente difficile. Si tratta di quasi 50mila euro al giorno immessi nel sistema. Di questi, 30 milioni rientrano nel “welfare contrattuale”. Fondi importanti, che hanno dato certamente una boccata di ossigeno, ma che avrebbero potuto incidere ancora di più se una buona parte – quasi 10 milioni di euro – non fosse stata “destinata” in tasse (IRPEF). Una “distrazione” che pesa ancor di più se si tiene contro che gli stessi strumenti erogati dal welfare aziendale sono esenti da qualsiasi tassazione.
“Una disparità fiscale che pesa sempre di più ed è per questo che l’Ente Bilaterale dell’Artigianato Veneto, primo ente bilaterale in Italia, si è fatto promotore di un confronto sul tema che sarà oggetto, nel prossimo futuro, anche di discussione a livello nazionale tra le Parti Sociali e il Governo, in particolare con il Ministero del Lavoro”. Lo ha affermato il Presidente di EBAV Alessandro Conte in apertura del convegno odierno “Fiscalità / Welfare Contrattuale e Aziendale: differenze a confronto” che ha visto la partecipazione di Elena Donazzan, assessore regionale a Istruzione, Formazione, Lavoro e Pari opportunità, Emmanuele Massagli, Presidente di ADAPT e AIWA e la tavola rotonda moderata dal giornalista Marco Bonet tra Roberto Boschetto, presidente di Confartigianato Imprese Veneto; Moreno De Col, presidente di CNA Veneto; Piergiovanni Maschietto, vicepresidente di Casartigiani Veneto; Tiziana Basso, segretaria generale di CGIL Veneto; Gianfranco Refosco, segretario generale di CISL Veneto e Roberto Toigo, segretario generale di UIL Veneto.
“La bilateralità non è certo in contrapposizione con il welfare aziendale – ha proseguito -, anzi, i sistemi sono complementari. Non ci sono dubbi sulla valenza dello strumento, utile a contrastare le difficoltà di lavoratori e loro famiglie senza pesare troppo sulle imprese attraverso l’abbassamento del famoso cuneo fiscale. Anche se, secondo noi, si deve rimanere concentrati nell’ambito degli interventi che possiamo definire di utile natura socio-assistenziale senza estendere troppo il raggio d’azione del welfare a settori e strumenti di altra natura che, nei casi già applicati, stanno riscontrando poco interesse da parte del lavoratore”.
“Ma la condizione necessaria è che non ci si trovi di fronte a regole differenti. Zero tasse per servizi di welfare contrattuale erogati dalla bilateralità è il nostro obiettivo – ha concluso Conte -. Oggi la bilateralità artigiana (non solo quella veneta) deve far fronte a un problema non indifferente, per cui le aziende, i collaboratori, i dipendenti, in caso di erogazione di welfare contrattuale, vengono sottoposti al prelievo fiscale ordinario. Tale prelievo fiscale può arrivare in sede di conguaglio fino al 30%, con effetti anche sulla situazione ISEE, o sull’Assegno Unico, per cui 1/3 delle risorse erogate vengono destinate all’IRPEF. A seguito di questo abbiamo registrato anche casi in cui lavoratori hanno rinunciato al contributo EBAV proprio perché il lordo (non il netto percepito) produce “effetti collaterali” sulla situazione reddituale famigliare, come, per esempio, l’aumento dello scaglione affitto delle case popolari”.
“Il welfare collettivo è uno strumento inclusivo (rivolto a tutti i lavoratori) erogato con le prestazioni previste dalla nostra bilateralità in applicazione di quanto concordato nella contrattazione integrativa regionale – hanno affermato Roberto Boschetto, presidente di Confartigianato Imprese Veneto; Moreno De Col, presidente di CNA Veneto; Piergiovanni Maschietto, vicepresidente di Casartigiani Veneto -. Si inserisce a pieno titolo nella politica retributiva aziendale in quanto garantisce una maggiore soddisfazione ai dipendenti, sia in termini economici che di flessibilità di prestazioni. Tuttavia le prestazioni erogate dagli Enti Bilaterali ai lavoratori sono soggette a tassazione. Chiediamo alla politica una maggior attenzione verso questo strumento di supporto ad imprese e lavoratori per riuscire a garantire un beneficio netto. Detassare infatti il welfare contrattuale consentirebbe di abbassare il costo del lavoro per le imprese e incrementare la retribuzione al lavoratore liberando nuove risorse da immettere, per via diretta, nell’economia del nostro territorio. Un meccanismo virtuoso che andrebbe a premiare un sistema – il welfare contrattuale – sempre aggiornato e attuale rispetto alle esigenze dei lavoratori, frutto del lavoro congiunto e sinergico delle organizzazioni datoriali e sindacali che anche su questo fronte fanno valere una consolidata capacità di intermediazione con migliaia di imprese e lavoratori. In uno slogan: pari dignità per tutti i lavoratori e tutte le imprese”.
“La bilateralità si fonda sulla contrattazione collettiva e in Veneto la forza della bilateralità, fin dalla sua nascita, è sempre stata costituita dallo stretto sistema di relazioni sindacali a livello confederale e di categoria regionale – hanno aggiunto Tiziana Basso, Gianfranco Refosco e Roberto Toigo, segretari generali di Cgil, Cisl e Uil Veneto –. Possiamo affermare che la bilateralità è proprio un “investimento contrattuale” che destina risorse a servizi di welfare e di sostegno a lavoratori e imprese. Riteniamo che sia arrivato il momento di trattare le erogazioni di welfare contrattuale della bilateralità, frutto della contrattazione territoriale, come le erogazioni della contrattazione aziendale di secondo livello, e di favorirle con lo stesso trattamento fiscale. Oggi non è così: ne sia prova il fatto che gli stanziamenti decisi dalle parti sociali a sostegno dei redditi delle famiglie per sussidi scolastici e borse di studio, o per le spese per i figli disabili, si tradurranno, paradossalmente, in un incremento della pressione fiscale su chi li percepisce. Serve armonizzare il sistema di tassazione per smettere di penalizzare un sistema solidale e di sussidiarietà a favore di lavoratrici e lavoratori del sistema artigiano veneto”.