Ma è proprio vero che le piccole imprese sono poco innovative? Addirittura una zavorra al sistema produttivo proiettato verso il futuro? Non sembra (anzi, per certi aspetti appare vero il contrario) a leggere il contributo, denso di numeri e vuoto di preconcetti, di Mario Pagani, Responsabile Dipartimento Politiche Industriali CNA e Vice Presidente Comitato Scientifico e della Formazione Cluster MinIt, pubblicato sul sito “MinIt, il cluster Made in Italy”.
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Alcuni passaggi fondamentali
“L’ultima rilevazione dell’European Innovation Scoreboard, lo strumento annualmente elaborato dalla Commissione europea per analizzare le prestazioni innovative degli Stati membri dell’Ue, rivela una tendenza italiana al rialzo che dura in sostanza dal 2014, l’anno della prima indagine europea. In questo periodo, a fronte di una crescita media continentale del 12,5%, il nostro Paese ha migliorato le proprie performance a un ritmo esattamente doppio: +25%”.
“Nel nostro Paese le imprese che contano meno di 49 addetti (appunto le micro e piccole imprese) costituiscono il 99,3 per cento del totale, con il 62,6 per cento degli occupati e il 43,1 per cento del fatturato. Difficile che il colpo di reni italiano sul fronte dell’innovazione sia stato possibile senza il loro, forte, contributo”.
Nonostante questi risultati l’Italia è l’unico Paese a non aver ancora raggiunto i livelli di reddito presenti prima della crisi finanziaria del 2008. Noi riteniamo che la cura sia sempre di più l’innovazione; questa si costruisce nel tempo con gli investimenti privati aiutati da strumenti pubblici che, come CNA monitoriamo costantemente e ci impegnamo a far mantenere pienamente attivi dal Governo: dalla Nuova Sabatini al Super-ammortamento e al kit legato a Transizione 4.0.