Il pane precotto e/o congelato va pre-confezionato prima di essere messo in vendita allo scopo di differenziarlo dal pane fresco.
A ribadirlo una sentenza del Consiglio di Stato che si è pronunciata su una controversia nata a seguito di un’ispezione dei carabinieri del Nas a un supermarket di Lecce che commercializzava senza confezione né etichetta il pane precotto, surgelato o meno.
CNA Agroalimentare considera molto positivamente la sentenza che si aggiunge a quella dell’Antitrust del 2018 sul reso del pane. In questo modo si tutelano le produzioni artigianali locali di pane di altissima qualità e le imprese di panificazione, già alle prese prima con le restrizioni anti Covid e ora con l’aumento esponenziale del prezzo del grano e quindi delle farine.
Secondo il Consiglio di Stato risulta in maniera evidente che la vendita del pane parzialmente cotto deve essere posta in essere, di regola, previo confezionamento. Solo in caso di impossibilità di eseguire il preconfezionamento in area diversa da quella di vendita, lo si può eccezionalmente fare in tale area, “fatte salve comunque le norme igienico-sanitarie”. Pertanto la sentenza chiarisce che: “neppure la disposizione che deroga all’obbligo di preconfezionamento in area separata da quella della vendita consente la vendita di pane non confezionato. La norma di chiusura è poi quella che impone comunque il rispetto delle norme igienico-sanitarie”.
La sentenza chiarisce così che è pertanto illegittima la prassi utilizzata in alcuni centri della Grande distribuzione organizzata di far imbustare il pane direttamente dal cliente.
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