Pane, aumenta la sofferenza della filiera. Il prezzo del pane, schizzato alle stelle con il mese già con il mese di settembre, non accenna a scendere. I rincari energetici si ripercuotono sui consumatori e la filiera dei panificatori è sempre più in sofferenza. Negli ultimi dodici mesi, il prezzo medio del gas ha fatto registrare un aumento del + 450% passando da 42 euro MWH di agosto 2021 a 233 euro di agosto 2022; nello stesso periodo, l’incremento del prezzo medio dell’energia elettrica è stato del +383%. L’incidenza dei costi energetici oscilla oggi tra il 5% e il 15%, sostanzialmente il doppio rispetto al 2021.
In questi primi 8 mesi del 2022 i costi energetici sostenuti dalle imprese sono in molti casi triplicati rispetto allo stesso intervallo temporale del 2021; in particolare per tutte quelle attività che lavorano a ciclo continuo con macchinari alimentati ad energia elettrica o con forni a gas come ad esempio per i panificatori: in Veneto circa 1.500, concentrati per lo più nelle province di Venezia (319), Padova (267), Treviso (262).
In media un chilo di pane dal fornaio costava 3,1 euro. Secondo i dati Ismea, nel 2021 il prezzo del pane era già lievitato del +3,3% e già le previsioni davano incrementi superiori al +10% per il 2022. Solo nel mese di agosto scorso il pane nel Comune di Verona è aumentato del 12,3% rispetto all’anno precedente e del +0,9% rispetto al mese di luglio; a Venezia aumenti del 12,6% rispetto al 2021 e del +1,1% rispetto a luglio; il Comune di Padova detiene il primato degli aumenti con un +14,3% rispetto allo scorso anno e con un +2.0% da luglio.
Una situazione insostenibile che sta causando un rischiosissimo stallo per la produzione con conseguenze per il tessuto economico artigiano del settore, per le imprese e per le famiglie. E le PMI della filiera sono tra incudine e martello: i rincari da un lato e la burocrazia che rallenta molte delle iniziative che gli artigiani stanno cercando di intraprendere per aumentare la loro sostenibilità, in particolare per le attività produttive situate nei centri storici.
«La spinta inflazionistica non accenna a frenare la sua corsa – commenta il Presidente CNA Veneto Moreno De Col –. Il potere d’acquisto delle famiglie è calato, e a breve – non appena aumenteranno i consumi del gas con la stagione fredda – assisteremo ad una ulteriore e significativa contrazione dei consumi: purtroppo i rincari dell’energia e delle altre materie prime ricadono sulle tasche dei consumatori e penalizzano intere filiere produttive. Come CNA Veneto non ci stanchiamo di ribadire come l’economia del nostro territorio sia saldamente legata alle attività delle PMI e non possa prescindere dalla vita delle famiglie. L’equazione è semplice: maggiori costi significa minori consumi e attività artigianali sempre più a rischio. Sono quanto mai necessarie riforme strutturali per agevolare le imprese: dalla estrazione degli oneri di sistema alle agevolazioni per le imprese non-energivore; alla riforma del mercato elettrico e del gas per favorire condizioni più favorevoli di mercato; al garantire strumenti che possano incentivare a tutti i livelli anche piccoli interventi di autoproduzione come ad esempio le Comunità Energetiche sulle quali già da tempo come CNA Veneto puntiamo la nostra attenzione e l’adozione capillare del fotovoltaico. Le idee ci sono, i progetti sono in via di sviluppo perché i nostri imprenditori stanno cercando di adeguarsi ai cambiamenti, ma serve il sostegno delle istituzioni.»
«È soprattutto sul fronte del “caro energia” che i panificatori si attendono interventi di aiuto urgenti e di largo respiro – afferma Catia Olivetto, Presidente CNA Dolciari e Panificatori Veneto – in quanto questo settore risente più di altri dei rincari energetici tra costi di carburante, costi del lavoro, delle materie prime, a partire dalle farine, dall’olio e da altri prodotti alimentari e imballaggi. Si aggiungano i costi dovuti all’applicazione dei protocolli per garantire la sicurezza sanitaria sia per i clienti che per gli addetti. In definitiva: i costi di gestione per i panificatori sono aumentati a dismisura. Abbiamo preso coscienza che questa è la strada che ci attende, ed è una strada tutta in salita. Ma dobbiamo trovare il modo di percorrerla e di adeguarci al cambiamento. Due le conseguenze più prossime che vedo nell’immediato: la contrazione di posti di lavoro e la perdita di molte delle nostre piccole e micro imprese. Paradossalmente le aziende a conduzione famigliare saranno quelle più in grado di adattarsi ad una contrazione degli utili investendo su risorse interne per fronteggiare questo difficilissimo momento: ora una azienda può solo investire e resistere seppure con risicatissimi margini di utile.»
«Non ci resta che cambiare visione – conclude Catia Olivetto – e questo percorso nuovo richiede riflessioni e investimenti, come ad esempio il Bilancio Sostenibile che diventerà un valore per le nostre aziende ma che richiede già da ora un cambio di mentalità, investimenti in termini di denaro, di professionalità e di tempo. Ma questa è la strada perché difficilmente si tornerà indietro. Noi ci mettiamo tutto il nostro impegno, ma attendiamo risposte dal nuovo governo per ripartire.»