Bozzini, Pres. CNA Lombardia, Cavini Pres. CNA Emilia-Romagna, De Col Pres. CNA Veneto: «Le nostre tre regioni consolidano il primato economico del Paese, ma arrancano nella competizione con i top player europei. Possiamo mettere in campo sinergie sul ridisegno delle filiere produttive, sul turismo e sulle infrastrutture per rendere il Paese ancora più attrattivo per le giovani generazioni e per ridare alle locomotive d’Italia nuova spinta.»
In merito alla caduta del Governo: «Esprimiamo la nostra preoccupazione: questa situazione non consente stabilità e metterà in difficoltà le nostre imprese.»
L’Osservatorio Economia e Territorio promosso da CNA Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto in collaborazione con il Centro Studi Sintesi, divenuto da tempo una fonte importante di evidenze sulla situazione delle piccole e medie imprese, compie dieci anni. Per celebrare questo importante anniversario si è svolto oggi a Verona (Villa Bresavola De Massa) il Convegno per rendere noti i dati del decennale relativi alle tre regioni, ed una Tavola Rotonda dal titolo SINERGIE PRODUTTIVE. ECONOMIA E FUTURO DELLE LOCOMOTIVE D’ITALIA, evento che è stato opportunità di confronto trilaterale con imprenditori e Istituzioni sui dati economici aggiornati, di valutazione dello scenario comparativo con le principali regioni europee concorrenti e di previsione delle evoluzioni dei prossimi mesi alla luce di uno scenario internazionale e geopolitico turbolento.
Ha aperto il Convegno la presentazione dei dati dell’Osservatorio illustrati da ALBERTO CESTARI del Centro Studi Sintesi.
Lo studio degli scenari economici delle tre regioni è stato declinato attraverso l’ultimo decennio 2012-2022: Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto hanno consolidato il loro ruolo di primaria importanza all’interno del quadro economico nazionale. Tuttavia, nello stesso periodo questi tre territori hanno perso terreno nei confronti delle principali regioni europee.
Dopo la fase più grave della pandemia, nel 2021 le tre regioni hanno invertito la rotta, superando i livelli del 2019 per quanto concerne investimenti, export e imprese attive; diversamente, PIL, consumi, occupazione e presenze turistiche sono ancora inferiori ai livelli pre-pandemici.
Il 2022 è iniziato all’insegna delle turbolenze: all’aumento esponenziale dei prezzi dei beni energetici e delle materi prime si è aggiunto e lo scoppio del conflitto russo-ucraino. Nonostante i buoni risultati registrati nel primo trimestre del 2022, le prospettive di crescita per l’intero anno si sono rapidamente deteriorate.
L’analisi dei dati
Lo studio è stato declinato in tre parti. La prima parte è dedicata alle trasformazioni del quadro socio-economico di Lombardia, Veneto, Emilia Romagna nel decennio 2012-2022. Emerge un generale aumento del peso delle tre regioni all’interno dello scenario nazionale: in termini di occupati, la quota di Emilia Romagna, Lombardia e Veneto è passata al 36,3% nel 2012 al 37,2% di oggi; analogamente, la quota di PIL attribuibile a questi territori è aumentata negli ultimi dieci anni di oltre 1 punto percentuale, arrivando al 40,6%. Per quanto riguarda l’export, anche qui un dato in ripresa nel decennio: Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto si confermano le prime tre regioni italiane per valore delle esportazioni, alla luce del fatto che le imprese di queste tre regioni generano complessivamente il 54% del totale dell’export nazionale. Appare opportuno ricordare che le micro e piccole imprese hanno giocato e giocano un ruolo di rilievo all’interno dei sistemi economici regionali: nelle tre regioni le imprese con meno di 50 addetti esprimono in media il 56% del fatturato complessivo.
Nonostante i tempi difficilissimi e le traversie affrontate in questo decennio – non ultima una pandemia di portata epocale – Lombardia, Veneto, Emilia Romagna hanno recuperato in alcuni casi i valori economici del 2019, confermandosi locomotiva trainante dell’economia del Paese; tuttavia, va altrettanto rilevato come i tre territori abbiano perso terreno rispetto alle principali regioni europee.
La seconda parte dello studio evidenzia come nelle tre regioni il PIL nel 2021 sia sostanzialmente ai livelli del 2011, mentre in Baviera, Fiandre e Baden-Württemberg si registra una crescita a doppia cifra (Baviera +14%, Fiandre +13%, Baden-Württemberg +11%; Catalogna e Comunità Valenciana +5%, Paesi Baschi +3%).
Tuttavia, lo scenario è comunque incoraggiante per quanto riguarda l’esame dei dati osservati rispetto al 2019 (immediatamente prima dello scoppio della pandemia). Dopo il crollo del 2020, gli investimenti nelle tre regioni sono tornati immediatamente a crescere, portandosi ad un +6,9% rispetto al dato del 2019. Tra il 2019 e il 2021 il valore degli investimenti nei tre territori passa da 133,8 a 148,1 miliardi di euro, facendo registrare un incremento di 14 miliardi di euro.
Sempre nell’ultimo anno si nota una leggera inversione di tendenza per quanto concerne il numero di imprese attive (+960 imprese in più rispetto al 2019). In termini percentuali, nell’ultimo biennio emerge una sostanziale invarianza del numero di imprese (+0,1%), inferiore al trend nazionale (+0,5%). Inoltre, nel corso del 2021 il valore dell’export nelle tre regioni è tornato a crescere, portandosi su livelli superiori a quelli pre-pandemici (+9,4%); più precisamente, nell’ultimo biennio si riscontra un aumento delle esportazioni di 19 miliardi di euro.
La terza parte dello studio si concentra sul “fare impresa nell’emergenza continua”, alla luce dell’evoluzione del quadro attuale. Il numero di imprese attive nelle tre regioni, alla fine del primo trimestre 2022, risulta in crescita rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (+0,6%), collocandosi anche oltre il livello pre-pandemico.
Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto fanno registrare una ripresa dell’occupazione nel primo trimestre 2022 (+3,5% rispetto al primo trimestre 2021). Tuttavia, il dato è ancora inferiore rispetto ai primi tre mesi del 2019; prosegue invece la crescita delle esportazioni: nel primo trimestre 2022 le tre regioni superano, nel loro complesso, quota 78 miliardi di euro; prima della pandemia il valore dell’export generato dai tre territori era pari a 63 miliardi. Così come sono chiari i segnali di ripresa per quanto riguarda il movimento turistico con presenze raddoppiate rispetto allo stesso periodo del 2021, anche se il raggiungimento del livello pre-Covid appare ancora lontano.
Alla luce dei dati esposti dallo Studio dell’Osservatorio, la seconda parte del Convegno si è concentrata sulla Tavola Rotonda che ha affrontato il tema specifico SINERGIE PRODUTTIVE. ECONOMIA E FUTURO DELLE LOCOMOTIVE D’ITALIA, a cui hanno preso parte i tre Presidenti CNA regionali: GIOVANNI BOZZINI, Presidente CNA Lombardia, PAOLO CAVINI, Presidente CNA Emilia-Romagna, MORENO DE COL, Presidente CNA Veneto, assieme a ANGELA COLMELLERE, Deputato Lega – Salvini Premier e MARCO OSNATO, Deputato Fratelli d’Italia, con la moderazione del Giornalista del Corriere della Sera MASSIMO SIDERI.
«Il quadro che emerge è denso di complessità – commentano i Presidenti regionali Giovanni Bozzini CNA Lombardia, Paolo Cavini CNA Emilia-Romagna, Moreno De Col CNA Veneto –. Le tre Regioni ‘motore d’Italia’ continuano a spingere e a consolidare il primato nel Paese, ma arrancano nella competizione tra i top Player in Europa. Nell’ultimo decennio, complici le ripetute crisi strutturali che abbiamo vissuto, si è verificata una ‘crescita zero’ del PIL delle nostre tre Regioni. Ci sono dossier ineludibili ormai, a partire dai costi energetici e dall’autonomia. In questi dieci anni, abbiamo prodotto analisi ed evidenze concrete sui fattori che impediscono la crescita nel nostro Paese: dagli eterni problemi legati alla eccessiva ed iniqua imposizione fiscale all’ingiustificato peso della burocrazia, fino ai problemi più attuali connessi alle conseguenze di guerra e pandemia quali i costi energetici e le difficoltà di approvvigionamento delle materie prime. Anche durante i mesi più duri della pandemia abbiamo capito che il legame tra queste tre regioni è strategico per lo sviluppo del Paese, ed è per questo che oggi – ancora una volta – abbiamo voluto confrontarci con importanti rappresentanti istituzionali. Siamo alleati, gli uni per gli altri: solo insieme potremo operare per il benessere dell’economia e delle nostre comunità. Le competenze che la nostra Confederazione può mettere a disposizione della politica sul tema del ridisegno delle filiere produttive, sul turismo, sulle infrastrutture, possono rendere i nostri territori più attrattivi per le giovani generazioni che saranno protagoniste nel ridare alle locomotive d’Italia, e a tutto il Paese, una nuova spinta.»
In merito alla recente situazione politica i tre Presidenti hanno dichiarato:
«La repentina caduta del Governo Draghi ci preoccupa, in particolare modo se si pensa a tutti gli adempimenti – PNRR, Legge di Bilancio, DEF – di prossima attuazione. Noi del mondo delle imprese volentieri ci rapportiamo con le Istituzioni, ma certamente il blocco che si verrà a creare in questi mesi, in attesa della formazione del nuovo governo, rallenterà l’attuazione di molti provvedimenti con un effetto negativo per le nostre imprese. Siamo preoccupati per tutte le questioni che resteranno aperte in campagna elettorale e che metteranno in difficoltà il tessuto economico: questa situazione non consente stabilità. Tuttavia cerchiamo di essere fiduciosi e speriamo che il nuovo governo potrà portare risultati effettivi per i cittadini, per le imprese e per il nostro Paese.»