Lavoro e contrattazione collettiva per un’ occupazione di qualità e uno scatto di produttività

CNA Veneto: «La contrattazione territoriale contribuisce al sostegno della filiera produttiva delle PMI»

Quello sul Lavoro – contrattazione collettiva, rappresentanza, occupazione di qualità, scatto produttivo – è uno dei punti fermi tra le proposte concrete messe a punto da CNA e rivolte alla futura compagine politica, per ripartire dalle solide radici delle PMI del territorio e riavviare lo sviluppo economico e sociale del Paese.

Il capitale umano da sempre è il valore distintivo e determinante delle imprese artigiane e la contrattazione collettiva è lo strumento in grado di assicurare una buona occupazione nelle micro e piccole imprese. Un meccanismo virtuoso che, attraverso il confronto tra le parti sociali, contribuisce a regolamentare il rapporto di lavoro incrociando le esigenze di imprese e lavoratori con l’obiettivo di assicurare un trattamento economico equo per la prestazione lavorativa.

Negli anni la contrattazione collettiva si è sviluppata territorialmente in particolar modo in Veneto, ove rappresenta un elemento imprescindibile per garantire ad imprese e lavoratori strumenti concreti di accompagnamento della produttività delle imprese e di incremento del salario dei lavoratori.

Una delle principali priorità per le imprese di piccole dimensioni è la necessità di reperire e mantenere all’interno dell’impresa le professionalità necessarie a competere e innovare. La contrattazione di secondo livello interviene nel territorio mettendo in campo strumenti in grado di assicurare la flessibilità – vitale oggi per consentire alle imprese la necessaria competitività nei mercati internazionali – e la bilateralità che offre un sistema di welfare in grado di assicurare ai lavoratori una serie di prestazioni sia di sostegno al reddito, che di integrazione sanitaria.

la bilateralità si conferma quale prezioso strumento di prossimità in grado di intercettare i fabbisogni di quelle imprese la cui dimensione rende difficilmente praticabile una contrattazione a livello aziendale; individuando soluzioni concrete che hanno portato in Veneto a creare un sistema di welfare territoriale riconosciuto ed apprezzato che annualmente eroga migliaia di prestazioni in favore di imprese e lavoratori per un importo superiore ai 20 milioni di euro. Tuttavia questo strumento è fortemente limitato a causa della pressione fiscale a cui è sottoposto, che si concretizza in un incremento di costi per l’impresa ed una riduzione di quanto percepito per il lavoratore.

«Il quadro mostra quindi – commenta Moreno De Col Presidente CNA Veneto – come la contrattazione nazionale regolamenti in maniera uniforme il rapporto di lavoro sul territorio nazionale fissando i parametri retributivi minimi, mentre la contrattazione territoriale contribuisca ad incrementare tali elementi sulla base delle specificità di un’area o di una filiera produttiva. In questo scenario come CNA poniamo sul tavolo alcune considerazioni: le parti sociali che contribuiscono alla sottoscrizione dei contratti regionali da tempo hanno evidenziato la necessità di attuare, da parte del legislatore, una fiscalità di maggior vantaggio sulla retribuzione territoriale mediante l’applicazione della contribuzione di solidarietà. La nostra proposta: il salario di primo livello è già gravato dalla tassazione e dalla contribuzione; il reddito di secondo livello che può concorrere a sostenere il reddito e premia la produttività dovrebbe essere quindi liberato dall’imposizione fiscale, pur nella salvaguardia del principio costituzionale di progressività fiscale.»

«Un simile intervento  – prosegue De Col – consentirebbe il duplice beneficio di abbassare il costo del lavoro per le imprese e di incrementare la retribuzione netta del lavoratore, liberando nuove risorse da immettere per via diretta, nell’economia del nostro territorio.»

«Da ultimo – aggiunge il Segretario CNA Veneto Matteo Ribon – va considerato che questo meccanismo virtuoso si regge sul reciproco riconoscimento delle parti sociali maggiormente rappresentative a livello nazionale e territoriale. Sempre più spesso assistiamo alla sottoscrizione di pseudo contratti di lavoro tra Associazioni datoriali e Organizzazioni sindacali inesistenti o la cui rappresentatività è molto limitata. Ciò comporta un uso distorto dello strumento della contrattazione che finisce per concretizzarsi in una forma di concorrenza sleale tra imprese che applicano una corretta contrattazione e quelle che optano per i così detti ‘contratti pirata’. Per sradicare questo fenomeno serve una legge che definisca i requisiti e le modalità per misurare la rappresentanza consentendo così di valorizzare le Organizzazioni radicate nel territorio ed una vera rappresentanza degli interessi di imprese e lavoratori.»

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