La guerra che contrappone Est e Ovest dell’Europa sul campo di battaglia dell’autotrasporto continua. Anche dopo l’approvazione in sede di Trigono (Commissione, Parlamento e Consiglio UE) del pacchetto di mobilità, molti paesi dell’Est come Bulgaria, Ungheria, Polonia, Lituania, Lettonia, Lituania, Lettonia, Lituania, Romania, sostenuti in un secondo momento anche da Cipro, Malta ed Estonia, hanno dichiarato guerra alle misure normative che contiene. I ministri di questi paesi hanno espresso la loro contrarietà lo scorso 18 febbraio direttamente a Bruxelles, denunciando alla Commissione (in particolare al commissario europeo per la migliore legislazione e le relazioni interistituzionali, Frans Timmermans, e alla commissaria per i trasporti, Adina Valean) il fatto che le nuove misure finirebbero per generare un impatto climatico negativo, proprio nel momento in cui le istituzioni comunitarie stanno varando il Green Deal. L’impatto sarebbe determinato – a loro modo di vedere – dall’obbligo per i camion impegnati in missioni di trasporto internazionale di rientrare nella sede aziendale almeno una volta ogni otto settimane. A qualche paese non piace neppure il periodo di raffreddamento di quattro giorni che un camion deve attendere prima di rientrare in un paese in cui ha svolto un trasporto di cabotaggio. Le critiche, oltre che su ragioni ambientali, poggiano pure sulla presunta contrarietà ai principi comunitari, in quanto secondo i paesi dell’Est il pacchetto contiene misure protezionistiche finalizzate ad avvantaggiare le imprese di trasporto occidentali. Non per nulla, sui giornali di questi Stati l’insieme di queste misure normative viene definito «pacchetto Macron», in quanto riferito all’iniziativa del presidente francese. Ricordiamo che, oltre alle misure già ricordate, il pacchetto prevede due ulteriori obblighi: quello per gli autisti di dormire fuori dalla cabina del cabina per beneficiare del riposo lungo di 45 ore e quello, sempre per gli autisti, di tornare nel paese di immatricolazione del camion almeno una volta ogni quattro settimane. Dopo il duro confronto, i ministri dei paesi dell’Est hanno riferito alla stampa dell’intenzione della Commissione di promuovere una valutazione di impatto ambientale sulle misure controverse, affidandola a un ente esterno. A quel punto la stessa Commissione, in caso di riscontro dell’impatto del pacchetto, presenterà una proposta legislativa di modifica sui due punti dibattuti, prima della loro entrata in vigore. Una soluzione che oramai appare particolarmente concreta. In teoria, le nuove disposizioni dovrebbero essere adottate il prossimo luglio, quindi attraversare una fase di test, per giungere poi al varo definitivo nel gennaio 2022.