Compromesso il fatturato del Veneto. Le CNA di Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna pubblicano i primi dati dell’Osservatorio economia e territorio realizzato questa volta sull’impatto economico delle misure di contrasto all’epidemia da Covid19. Ad elaborarlo come di consueto il Centro Studi Sintesi di Mestre (VE) che ha messo in luce, oltre a una comparazione dei dati tra le tre Regioni che da sole producono il 40 per cento del PIL nazionale, i focus regione per regione.
UNA VISIONE COMPLESSIVA DELLE TRE REGIONI
Dalla visione complessiva delle tre regioni emerge chiaramente come la somma delle sospensioni, il 34 per cento delle imprese italiane, abbia portato alla compromissione del 50 per cento (114 miliardi di euro) del fatturato annuo italiano e alla messa a rischio del 57 per cento dell’export (171,3 miliardi di euro). Lo stop ha determinato, sempre nelle tre regioni, la sospensione dal lavoro per oltre 3milioni e 910mila lavoratori di cui oltre 1milione e 435mila impiegati nel manifatturiero.
“Appare chiaro – dicono i tre Presidenti di Veneto, Alessandro Conte, Emilia-Romagna Dario Costantini e Lombardia Daniele Parolo – come sia necessario avviare quanto prima la Fase 2. Crediamo inoltre, che la riapertura in sicurezza debba tener conto delle specificità del comparto artigiano. L’attivazione di protocolli di sicurezza specifici regionali deve essere inserita in un quadro chiaro nazionale al fine di evitare ulteriore confusione. Riteniamo inoltre – spiegano i Presidenti – che questa indagine, sviluppata su tre regioni che da due mesi sono in prima linea per affrontare l’emergenza covid19, possa rappresentare uno strumento utile per gli amministratori regionali che saranno chiamati ad intervenire con misure di sostegno strutturali in base alle specificità dei territori”.
IL VENETO LO STUDIO
Il focus ha l’obiettivo di fornire unicamente alcune quantificazioni preliminari relative all’impatto delle misure di contrasto all’epidemia da covid-19 sulle imprese del veneto. le imprese venete sono state classificate «aperte» e «sospese» sulla base di quanto previsto dai vari dpcm di marzo e aprile 2020, che hanno esplicitato le attività non soggette a sospensione mediante indicazione dei codici ateco.Sono stati considerati formalmente sospesi gli impianti a ciclo produttivo continuo e l’industria dell’aerospazio e della difesa (dcpm 22/03/2020, art. 1 lett. g) *.
LA FOTOGRAFIA DEL VENETO PRIMA DEL COVID
Il numero delle imprese attive prima dell’emergenza covid19 è calato dal 2019 al 2018 dello 0,6 per cento, mentre l’export aveva fatto registrare un + 1,3 per cento sul 2018. Dall’indagine emerge anche che il 62% del fatturato è generato dalle imprese con meno di 50 addetti. “Prima dell’arrivo del covid19 – dice il Presidente della Cna del Veneto Alessandro Conte – la parabola era già discendete e la crescita limitata: il covid ha peggiorato il quadro. Le pmi dell’artigianato rappresentano la spina dorsale dell’economica del veneto. Quindi se li teniamo in vita il paese non sta più in piedi”.
IMPRESE E ADDETTI
Sono 235mila 379 le imprese venete sospese a seguito dell’emergenza covid-19, pari al 55% del totale delle imprese attive (dati riferiti al 2019). Tra i principali settori, i più colpiti sono edilizia (76%), commercio, turismo (75%), servizi alla persona (74%) e manifatturiero (67%). Non sono coinvolte dal blocco agricoltura e logistica. Presso le imprese sospese lavorano 1.017.994 addetti, pari al 52% del totale. Nel manifatturiero, nel commercio e nel turismo si arriva al 67 per cento. Nei sistemi moda, manifatturiero e nel comparto della metallurgia si arriva quasi al 100% delle imprese sospese. Gli addetti delle imprese manifatturiere sospese sono oltre 400mila (67% del totale).
“Lo studio conferma quanto la Cna del Veneto sostiene da settimane – è il commento del Presidente del Veneto Alessandro Conte – ovvero che a pagare il prezzo più alto della crisi sono stati artigianato e piccole imprese di cui il tessuto produttivo veneto è fatto. Dall’indagine emergono anche le contraddizioni che le misure di contenimento, seppure necessarie, hanno prodotto. La chiusura di parrucchieri ed estetisti ha alimentato il fenomeno dell’abusivismo, l’apertura dei mercati in sicurezza ha reso ancora più contraddittorio il fermo per i cantieri all’aperto, dove il rispetto del distanziamento sociale poteva essere assicurato. Le imprese hanno avuto la possibilità, se in sicurezza, di convertirsi per produrre mascherine, ma gli stessi dipendenti nel rispetto delle stesse norme di sicurezza non hanno potuto dare seguito alla lavorazione degli ordinativi già presenti. I familiari conviventi hanno potuto abitare sotto lo stesso tetto, ma non lavorare, tra gli stressi componenti, in azienda. Tutte queste contraddizioni hanno prodotto oltre che un malcontento generale anche pesanti ricadute economiche di cui le istituzioni a tutti i livelli sono chiamate ora a farsi carico”.
IL FATTURATO
Il fatturato delle imprese venete ammonta a circa 312 miliardi di euro; si stima che oltre la metà sia imputabile ai settori economici maggiormente coinvolti dalle misure di sospensione delle attività. Pertanto, è verosimile ipotizzare che negli ultimi due mesi il fatturato fortemente compromesso ammonti a 27,5 miliardi di euro, pari al 9% del valore annuo complessivo. Tale incidenza arriva all’11% nell’edilizia. In veneto il fatturato delle imprese manifatturiere ammonta a 125 miliardi di euro, di cui circa il 60% è attribuibile alle attività soggette a sospensione. Nei comparti manifatturieri il fatturato attualmente compromesso (due mesi) è stato stimato in 12,8 miliardi di euro (10%): particolarmente colpiti metallurgia, sistema moda, meccanica e sistema casa.
L’EXPORT
Nel 2019 il valore dell’export del veneto risulta essere pari a 64,5 miliardi di euro. Il 97% dell’export (62,6 miliardi) è generato dal manifatturiero. Il 69% delle esportazioni manifatturiere del veneto (42,9 miliardi di euro) è imputabile ad attività economiche che fanno registrare un tasso di sospensione superiore al 50%. Per un ulteriore 10% dell’export si stima un impatto intermedio, mentre il restante 21% appare meno toccato dalle misure restrittive. Sistema moda, metallurgia, meccanica e sistema casa sono i comparti manifatturieri maggiormente a rischio.
“Dai numeri emerge come le misure di contrasto al covid abbiano impattato in maniera evidente su alcuni settori strategici anche dell’economia veneta – commenta il Segretario del Veneto Matteo Ribon – ci vorrà del tempo per recuperare la competitività strategica di questi settori. Cantieri, manifattura, moda sono i settori che hanno creato il volano economico del veneto ed è a loro che andrebbe dato un maggiore sostegno economico”.
*non è stato possile tenere conto delle imprese aperte a seguito di comunicazione alle prefetture; analogamente, non è stato possibile considerare le imprese sospese ma le cui attività lavorative siano proseguite in modalità smart working.
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