CNA e la Imprenditoria under 35

Imprenditoria under 35, tra dati negativi ed elementi di ottimismo

Coinvolgere i giovani sul PNRR, poiché su di loro ricadrà l’onere di dover restituire i prestiti

Imprenditoria under 35: in dieci anni l’Italia ha perso quasi 156mila imprese giovanili, con un calo del -22,4%. Solo nell’anno della pandemia, la flessione è stata del 18%. A certificarlo è l’indagine Unioncamere sulla natalità e mortalità delle imprese.

Se nel 2011 sfioravano quota 700mila, quelle iscritte a fine 2020 al Registro Imprese delle CCIAA, erano 541 mila. Fare impresa è un modo per realizzare sé e i propri progetti, oltre che un volano di sviluppo fondamentale per far ripartire l’economia italiana. Ma per i giovani, nell’ultimo decennio, è stato sempre più un miraggio.

La presenza di imprese giovanili in Veneto

In Veneto la diminuzione è ancora più marcata: la variazione nello stesso periodo delle imprese iscritte al registro imprese si attesta al -27%. In termini assoluti significa un calo di 12.641 imprese, partendo dalle 46.827 del 2011 ed arrivando alle 34.186 del 2020.

La presenza attuale delle imprese giovanili nelle varie Province del Veneto è così distribuita: Belluno 1199, Padova 6619, Rovigo 1987, Treviso 5909, Venezia 5528, Verona 7441, Vicenza 5503.

Al 31 dicembre del 2020 le imprese under 35, in percentuale del totale delle imprese, sono così rappresentate rispetto al 2011:

Provincia20112021
Vicenza9,1%6,8%
Verona10,4%7,7%
Venezia8,8%7,2%
Rovigo10,7%7,5%
Padova9%6,9%
Treviso8,4%6,8%
Belluno9,3%7,9%

I dati negativi nel 2020 dovuti alla pandemia

Fino a dieci anni fa, su cento imprese, dieci erano guidate da under 35. Oggi questo rapporto è sceso all’8,9%. E a peggiorare le cose ci si è messa la pandemia. Secondo l’indagine di Unioncamere, infatti, solo nel 2020 si contano 18.900 nuove imprese giovanili in meno rispetto al 2019 (-18%). Il dato non sorprende: a pesare sono state le chiusure e le restrizioni alla socialità e alla mobilità e le incertezze sulla fine dell’emergenza sanitaria.

I settori maggiormente colpiti sono quelli dell’edilizia, che vede quasi dimezzato il numero di imprese under 35 dal 2011 al 2021, il comparto delle imprese manifatturiere, che ha registrato nello stesso periodo un calo del 36,8% delle imprese giovanili; il commercio, con una riduzione del 25,5%, ed infine il trasporto/magazzinaggio che ha registrato un -24,9%.

Alcuni elementi positivi dell’imprenditoria under 35

Dal rapporto emergono però anche elementi di ottimismo. Tra le imprese giovanili, infatti, ben il 43% dichiara di avere superato il terribile 2020: questa parte del campione ha infatti mantenuto invariato il fatturato, rispetto alla situazione pre-Covid-19. Un dato positivo che supera di ben sette punti quello riferito all’intero sistema imprenditoriale.

Non solo: il 68% delle imprese under 35 ritiene di poter tornare alla normalità produttiva già entro il 2022. Percentuale che sale al 75% tra i giovani che in passato hanno puntato in investimenti di industria 4.0.

CNA Giovani Imprenditori

Sono spiragli importanti di luce – ha detto Marco Vicentini, presidente nazionale dei Giovani Imprenditori CNA-. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza sarà in questo contesto un’occasione imperdibile per creare un ecosistema favorevole alla nascita e allo sviluppo di nuove attività imprenditoriali. Ci aspettiamo che grazie agli strumenti del Piano siano create le migliori condizioni perché i giovani possano cogliere, nei mesi a venire, le opportunità di crescita e miglioramento che stanno emergendo dalla crisi”.

Secondo Vicentini “l’Italia ha bisogno che la passione e il talento dei giovani imprenditori siano valorizzati e accompagnati da politiche che sappiano promuovere la cultura d’impresa, l’innovazione e l’uso delle nuove tecnologie. Il Recovery Plan è anche una grande responsabilità per la politica poiché sottrae al nostro Paese l’alibi della mancanza di risorse per realizzare le riforme e gli investimenti necessari” ha aggiunto Vicentini. “Poiché sulle future generazioni ricadrà l’onere di dover restituire tali risorse, prese in parte a debito, è importante che i giovani siano coinvolti attivamente nelle decisioni relative all’impiego dei fondi messi a disposizione” ha concluso.

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