Sono il motore dell’economia italiana e da sole generano il 54 per cento delle esportazioni e il 41 per cento del Pil italiano. In questi mesi, grazie anche alla task-force nata per affrontare le difficoltà del Covid19, hanno dato risposta alle difficoltà di tante imprese artigiane. Ora che la fase emergenziale sembra essere superata, le CNA di Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto hanno deciso di fare una stima dell’impatto economico della pandemia e di tracciare insieme la rotta per la ripresa. L’Osservatorio Economia e Territorio, curato dal Centro Studi Sintesi, fotografa la situazione delle tre regioni dopo i mesi, difficili, appena trascorsi.
Il contributo al Paese: nasce “LOVER”, insieme per lo sviluppo
Cuore pulsante delle economie regionali sono ancora una volta le micro e piccole imprese che occupano un ruolo di rilievo all’interno dei sistemi economici regionali. Le attività con meno di 50 addetti esprimono il 57 per cento del fatturato complessivo. Le Pmi sono il motore dell’export che tra il 2010 e il 2019 ha fatto registrare una crescita quasi ininterrotta: in media nelle tre regioni è cresciuto del 42 per cento. Lo stesso dicasi per il turismo che dal 2015 vola, andando a generare quasi il 9 per cento del Pil. Le presenze turistiche, tra il 2010 e il 2019, sono cresciute di circa il 18 per cento e nelle tre regioni hanno generato 43,5 miliardi di euro, oltre ad impiegare quasi 584 mila addetti. Eppure, nonostante una situazione di sostanziale crescita, il numero delle imprese negli ultimi dieci anni è diminuito: secondo lo studio del 3,8 per cento. Ma è la debole crescita del Pil l’aspetto che maggiormente preoccupa, attestandosi su livelli ampiamente inferiori rispetto a quella delle altre regioni leader in Europa. Tra il 2010 e il 2019 il divario con i lander tedeschi si è ampliato: in termini di Pil pro-capite, Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto hanno perso molte posizioni nella graduatoria europea.
Per dare nuovo impulso alle regioni locomotiva d’Italia e rilanciare le imprese del territorio le tre CNA hanno deciso di fare squadra e dare vita a ‘LOVER’ (Lombardia – Veneto – Emilia Romagna) un progetto che fungerà da contenitore di proposte e nuove iniziative di stimolo ai territori regionali e alle attività imprenditoriali.
“Questa pandemia ci ha mostrato che per superare le difficoltà è necessario da un lato che ognuno faccia la propria parte e dall’altro fare squadra – dichiara il Presidente di CNA Veneto Alessandro Conte – Abbiamo bisogno di strumenti che superando gli schemi, anche regionali, facciano in modo che dalla collaborazione delle tre regioni si creino nuove occasioni di sviluppo. L’indagine mostra come, sebbene in misure diverse, export, turismo, manifattura e la filiera della casa, siano gli asset condivisi sui quali puntare”.
Il Presidente di CNA Lombardia Daniele Parolo è netto: “Bisogna prendere il toro per le corna, con misure dotate di potenza di fuoco, lungimiranza e velocità di impatto. Oggi bisogna pensare a rimettere in moto la macchina dell’economia e della domanda, ma non possiamo eludere nodi strutturali, a partire da una massiccia dose di semplificazione amministrativa e di costruzione di una politica industriale e di sviluppo molto concentrata sui driver della crescita futura, a partire dall’innovazione orientata all’efficienza energetica e alla sostenibilità. Un impegno massiccio, anche di energie intellettuali, deve riconsegnarci una sanità capillare sui territori e pronta a sostenere le persone, vero cuore della nostra propensione allo sviluppo. Credo infine che questa emergenza ci riconsegni intatto il tema della valorizzazione del contributo allo sviluppo del Paese offerto dalle 3 Regioni più competitive, che non possono più non disporre di budget e policy dedicate.”
Conclude il Presidente di CNA Emilia Romagna Dario Costantini: “Rappresentiamo gli imprenditori di tre regioni che sono state duramente colpite da questa pandemia. Ognuno porta dentro il proprio vissuto di questi mesi. Nella crisi del 2008 abbiamo registrato la perdita di decine di migliaia di Imprese Artigiane, solo in Emilia-Romagna ne contiamo più di 20.000. Dal momento che i primi 120 giorni di emergenza ci sono sembrati, per molti aspetti, una visione accelerata dei 120 mesi della crisi del 2008, ribadiamo anche oggi la richiesta di attenzione per il nostro mondo. Un mondo di imprese non marginali per l’economia dell’intero Paese, che in queste tre regioni contribuisce al 41% del Pil italiano. Un patrimonio che va tutelato e non dimenticato”.
La mappa dell’economia sospesa
In base alla mappa delle attività economiche sottoposte alle misure di contenimento da Covid19 emerge come nelle tre regioni durante il lockdown risultava sospeso il 49 per cento delle imprese; percentuale che nella Fase2, iniziata il 4 maggio, è scesa al 7. Inoltre, se si considera l’intero periodo di sospensione marzo-giugno, la percentuale media è stata di circa il 30 per cento. In termini di fatturato le sospensioni si sono tradotte in perdite per 90 miliardi di euro, vale a dire il 6,3 per cento del valore annuo. In Veneto in particolare si sono persi nell’intero periodo quasi 22 milioni di euro. I settori più colpiti sono stati il commercio, il turismo, i servizi alla persona, l’edilizia e il manifatturiero. Quest’ultimo comparto solo in Veneto ha registrato perdite per quasi 9 milioni di euro.
Le prospettive per il 2020
Come si traduce tutto questo per il futuro? Nel 2020, secondo l’indagine, il Pil delle tre regioni farà segnare una contrazione più ampia rispetto alla crisi conseguente al fallimento di Lehman Brothers nel 2008. La ricerca del Centro Studi Sintesi stima perdite superiori a 9 punti percentuali. Un impatto negativo che non conosce precedenti: il valore del prodotto interno lordo si attesterà infatti sui livelli di 20 anni fa.
In Veneto in un solo anno il Covid19 ha messo a rischio circa due decenni di crescita. Nel 2021 la ripresa dovrebbe però essere sostenuta: + 7,4 per cento. Percentuale che da sola, anche nelle più rosee previsioni, non basterà comunque a colmare la caduta attuale. Lo stesso andamento positivo lo faranno registrare anche i consumi: dopo il crollo ( -8,8 per cento) del 2020, nel 2021 torneranno a correre ( + 5,7 per cento).
Nel medio termine non sono positive le previsioni per l’export: il rischio – avvertono le tre CNA- è che a fine anno il calo rispetto al 2019 arrivi a 25 miliardi euro. Stima a cui si arriva guardando anche all’andamento del primo trimestre nel quale le tre regioni hanno perso già mediamente il 2,9 per cento delle esportazioni. In Veneto inoltre il calo delle vendite all’estero per l’anno in corso è stimato intorno al 6 per cento. Tradotto, il valore delle merci esportate dovrebbe passare da 64,5 a 58,5 miliardi di euro.
A risentire fortemente del lockdown anche le iniziative imprenditoriali. Tra marzo e maggio del 2020 il numero di nuove imprese nelle tre regioni si è dimezzato, con più di 15mila iscrizioni in meno rispetto allo stesso periodo del 2019. Il crollo delle nuove imprese nate è stato del 48 per cento nelle tre regioni e del 40 per cento in Veneto (oltre 3mila in meno).
Turismo: a rischio i 2/3 del fatturato delle imprese
L’onda lunga dell’emergenza, le attuali misure di contenimento attualmente in vigore e i timori legati al contagio hanno impattato in maniera incisiva sul turismo, tanto da far stimare un forte rischio per i 2/3 del fatturato delle imprese del settore. La minor movimentazione turistica potrebbe far registrare una flessione in media del 67 per cento del fatturato. Un’ipotesi che appare in linea con le previsioni dell’organizzazione mondiale del turismo che stima un calo, sempre a doppia cifra, che si aggira tra il 60 e l’80 per cento. Complessivamente le tre regioni potrebbero perdere ricavi complessivi per oltre 29 miliardi di euro.
“Nonostante un evidente distacco dalla crescita negli ultimi vent’anni delle altre regioni leader d’Europa come l’Olanda meridionale e il Baden-Württemberg, l’economia del Veneto ha tenuto grazie ad export e turismo – dichiara il segretario della CNA del Veneto Matteo Ribon – Il Covid ha agito come una macchina del tempo riportando la nostra economia al livello di vent’anni fa. E la ripresa dell’anno prossimo, seppur annunciata, non sarà comunque sufficiente. Ecco perché sarà necessario attrezzarsi in vista dei prossimi mesi, mettendo in campo gli strumenti giusti e collaborando con la Regione del Veneto alla gestione delle nuove sfide a cui l’intero tessuto imprenditoriale veneto è chiamato. Oggi più che mai è necessario far sì che i provvedimenti non restino sulla carta, ma che si traducano in aiuti concreti in un tempo molto breve. Per questo abbiamo inviato la nostra indagine all’assessore allo Sviluppo economico della Regione Veneto Roberto Marcato con la proposta di porre le basi per un nuovo Patto per lo Sviluppo che tenga insieme tutte le categorie economiche e sociali affinché si strutturi un piano di azioni condivise per affrontare da un lato i mesi autunnali, ma soprattutto per dare vita a un nuovo sistema di crescita della nostra Regione”.