Presentati stamani in conferenza stampa congiunta i risultati del secondo Focus relativo all’impatto del Covid 19 sull’economia del territorio, secondo quanto emerso dallo studio effettuato dall’Osservatorio Economia e Territorio per CNA Veneto e CNA Lombardia. (Il precedente Focus è stato presentato nel novembre del 2020).
Il Next Generation EU è il nuovo strumento dell’Unione Europea destinato a raccogliere fondi sui mercati per sostenere la ripresa economica e sociale. Entro il 30 aprile prossimo ciascun paese membro dovrà preparare il proprio Piano Nazionale per la Ripresa e la Resilienza (PNRR) che darà diritto a ricevere fondi nell’ambito dello strumento per la ripresa e la resilienza.
«Il comparto territoriale del Nord Italia, con quasi 2,3 milioni di PMI, rappresenta il 50 % delle piccole medie imprese sul territorio nazionale – spiega il Presidente di CNA Veneto Alessandro Conte –. Un’area produttiva importante nello scenario economico del Paese che può ben costituire l’elemento trainante per la ripresa. Ma va rilevato che lo schema di Next Generation EU, così come è impostato, non è a dimensione di piccola impresa ed è necessario tendere ad un impegno comune per far sì che lo diventi. Se si ritenga che alcuni settori siano strategici per l’economia del nostro territorio è necessario che ogni intervento da parte dello Stato si attui rafforzando le filiere e mettendo in sinergia le imprese. Ma soprattutto deve essere strumento efficace e calibrato in grado di rispondere alle esigenze specifiche di quelle aree territoriali e produttive del Paese in grado di trainare la ripresa.»
Lo Studio è suddiviso in due parti: la prima che tiene monitorati 10 indicatori – PIL, CONSUMI, INVESTIMENTI, TOTALE IMPRESE ATTIVE, IMPRESE ARTIGIANE, NUOVE IMPRESE ISCRITTE, IMPRESE CESSATE, OCCUPATI, C.I.G., EXPORT – mediante un’analisi trimestrale specifica sul territorio di riferimento; la seconda parte di questo Focus ribadisce le posizioni in chiave interpretativa relativamente ad alcuni temi specifici quali l’impatto dei provvedimenti governativi sul Sistema Paese nel complesso e sulle PMI del territorio di riferimento (Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna) con specifica attenzione al Next Generation EU (NGEU), al Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza (RRF) e al Piano Nazionale per la Ripresa e la Resilienza (PNRR) analizzati in base alle ricadute e all’impatto della pandemia da Covid 19.
I risultati dello studio per il territorio veneto
«Le PMI venete realizzano oltre il 60% del fatturato del Veneto, regione strategica per la ripresa economica – prosegue il Presidente CNA Veneto Alessandro Conte –. Per questo riteniamo necessario l’intervento pubblico attraverso programmi europei quali il Next Generation, che devono però essere inseriti in un tessuto economico reale e diffuso sul territorio. Dalla analisi condotta in questo studio abbiamo ben chiari i settori nei quali concentrare le risorse che potrebbero arrivare da Next Generation EU: Green e Digitale sono la partita da giocare, entrambi “a misura d’uomo”, declinabili nella piccola e media dimensione, calzati a pennello sul nostro modello imprenditoriale. Per questi settori, infatti, riteniamo sia strategico concentrare maggiori risorse. La Digitalizzazione, come abbiamo constatato in questo anno di pandemia, ha facilitato la connessione per tutti e a tutti i livelli con un relativo investimento in termini di tecnologia; la Sostenibilità propone soluzioni che si modellano con maggior facilità alla dimensione delle nostre imprese artigiane.»
«Al di là dei contenuti di Next Generation EU – riprende il Segretario CNA Veneto Matteo Ribon – la valutazione di CNA Veneto è che nella distribuzione dei fondi non si potrà non tenere conto di ciò che questa regione rappresenta per l’Italia: è una delle locomotive dell’economia nazionale. Un grande merito va al ruolo delle PMI che costituiscono il 71% dell’occupazione e creano fatturato appunto per il 60,5%. Per sostenere la ripresa, sarebbe opportuno fare leva su tre elementi fondamentali che sono emersi dall’analisi di questo Studio: il posizionamento del Veneto nell’economia nazionale; il ruolo chiave delle PMI in Veneto; la necessità di recuperare il terreno perso nei confronti delle principali regioni europee».
I dati veneti
Queste le principali conseguenze del Covid 19 sull’economia del Veneto in base ai 10 indicatori (PIL, CONSUMI, INVESTIMENTI, TOTALE IMPRESE ATTIVE, IMPRESE ARTIGIANE, NUOVE IMPRESE ISCRITTE, IMPRESE CESSATE, OCCUPATI, C.I.G., EXPORT):
- PIL: -9,4%. Il 2020 ha chiuso con un decremento del PIL secondo le ultime proiezioni per il 2021 è prevista una ripresa del +4,3%, purtroppo ancora insufficiente per portarlo ai livelli pre-Covid.
- CONSUMI: Per effetto della pandemia i consumi delle famiglie hanno subito una contrazione del -10,5% contro le stime precedenti che prevedevano un -9%. Previsione di crescita nel 2021 del +3,6%.
- INVESTIMENTI: Gli investimenti hanno risentito del deterioramento dello scenario economico, ma le ultime proiezioni indicano per il 2020 un contenimento della flessione prevista per il Veneto del -9,0% rispetto alle stime precedenti (-13,1%). Prevista tuttavia una robusta ripresa nel 2021 pari al +10,9%.
- IMPRESE: rispetto al 2019 il numero di imprese attive si è ridotto del-0,6% a fronte di una crescita a livello nazionale del +0,2%. A fronte di una contrazione del numero delle imprese vi sono dei settori in crescita (servizi ed utilities); tra i settori in calo il commercio, la logistica e la manifattura.
- IMPRESE ARTIGIANE: -1.622 rispetto al 2019: la variazione percentuale (-1,3%) è stata peggiore rispetto alla media nazionale (-0,3%).
- NUOVE IMPRESE ISCRITTE: Tra marzo e dicembre 2020 il numero di nuove imprese iscritte si è ridotto di oltre -4.500 unità rispetto allo stesso periodo del 2019.
- OCCUPAZIONE: i dati del terzo trimestre del 2020 indicano una flessione di 17.752 occupati (-2,0%).
- CASSA INTEGRAZIONE: in Veneto, tra marzo e dicembre 2020, le ore di Cassa Integrazione autorizzate sono aumentate di 326,5 milioni rispetto al 2019.
- EXPORT: nei primi 9 mesi del 2020 le esportazioni del Veneto si sono ridotte dell’-11% pari a -5,3 miliardi di euro; per il 2021 si prevede tuttavia una ripresa del +7,2%. Per l’export manifatturiero si è registrata una caduta dell’-11,5% che ha interessato tutte le attività compreso l’agroalimentare. Unica eccezione la chimica-gomma-plastica (+9,1%). Tra i comparti maggiormente colpiti la metallurgia, il sistema moda, sistema casa.
Tabella
Recovery Plan: elementi per una valutazione preliminare
La seconda parte del documento presenta una valutazione preliminare dei principali contenuti del Piano Nazionale per la Ripresa e la Resilienza (PNRR) o “Recovery Plan” (224 miliardi di euro tra il 2021 e il 2026 distribuiti tra Digitalizzazione, Innovazione, Competitività e Cultura; Rivoluzione Green; Infrastrutture sostenibili; Istruzione e Ricerca; Inclusione e Coesione; Salute), senza intento di giudizio ma solo con il proposito di fornire una chiave interpretativa del Piano alla luce dei fabbisogni dell’artigianato e della PMI del Veneto.
Tutte le valutazioni sono state formulate in relazione a tre elementi fondamentali: l’importante contributo del Veneto all’economia nazionale; il ruolo chiave della PMI in Veneto e la necessità di recuperare terreno perso nei confronti delle principali regioni europee. Infatti, tra il 2010 e il 2019 il Pil del Veneto è cresciuto del +4,3% del Veneto, a fronte del +13,5% fatto registrare mediamente dalle principali regioni europee (Catalogna, Paesi Baschi, Comunità Valenciana; Baviera, Baden-Württemberg, NordReno-Vestfalia; Fiandre; Olanda meridionale).
Secondo i criteri di valutazione dello Studio si è evidenziato come il Recovery Plan così come è strutturato abbia nel complesso un beneficio potenziale moderato rispetto al sistema Paese e marginale sulle PMI relativamente ai settori indicati. Le componenti di maggior interesse del PNRR rispetto all’artigianato e alla PMI sono i settori dedicati alla Digitalizzazione, Innovazione Competitività del Sistema Produttivo; l’Efficienza energetica e la riqualificazione degli edifici.
Digitale e Green sono quindi i settori più importanti sui quali giocare la partita dell’assegnazione dei fondi del Next Generation EU, che oltre a fronteggiare gli effetti negativi della pandemia sul piano economico e sociale, si prefigge di superare le tradizionali criticità del Paese tra le quali spiccano purtroppo la scarsa efficienza delle PA, la lentezza della Giustizia, i pochi investimenti e le infrastrutture obsolete. Tenendo conto di questo scenario nazionale, per quanto riguarda l’impatto sull’economia del Veneto, secondo l’analisi effettuata dal Centro Studi Sintesi, ecco che le principali linee di intervento che possano in qualche modo avere un impatto più rilevate sull’economia di questa regione non possono che concentrarsi sulla Digitalizzazione – che si associa anche alla Innovazione, alla Competitività e alla Cultura – e sulla Rivoluzione Verde e Transizione Ecologica in prima istanza. A seguire poi, certo non di secondaria importanza, le Infrastrutture per una mobilità sostenibile, l’Istruzione e la Ricerca, l’Inclusione e la Coesione, la Salute.