Migliorare impatto su pmi. Dopo sette anni di programmazione FSE (fondo sociale europeo), per la CNA del Veneto sono positive le tante risorse messe a disposizione del tessuto produttivo e del territorio, grazie anche a un’azione organizzata della Regione. “Il fatto che dal 2014 al 2020 si siano investiti 764 milioni di euro nella crescita occupazionale, nel rafforzamento della competitività del sistema economico regionale e nella prevenzione dell’esclusione sociale rappresenta un buon risultato per tutti gli attori di questo progetto – dichiara Alessandro Conte, Presidente di CNA Veneto, l’associazione che oggi conta circa 20mila associati ed è tra i referenti della programmazione del POR (programma operativo regionale) FSE.
“Per il tessuto produttivo del Veneto – sottolinea il Presidente – è fondamentale che esista una programmazione condivisa dalla Regione con le parti sociali che riconoscono le necessità del territorio e sono dunque in grado di indirizzare al meglio la gestione dei fondi europei. E’ fondamentale inoltre che nella nuova programmazione vi sia un ruolo attivo e sentito del partenariato”.
Secondo la CNA del Veneto inoltre la possibilità di utilizzare, soprattutto in alcuni filoni come quello dell’inclusività sociale, una continuità di interventi consente azioni più incisive al mondo produttivo. “In questo percorso condiviso di gestione delle risorse – dichiara a margine dell’incontro che si è svolto questa mattina alle Grandi Stazioni di Venezia Matteo Ribon, segretario di CNA Veneto – rileviamo oltre a molti effetti positivi, anche alcune criticità che, se affrontate, potrebbero portare benefici importanti al mondo dell’artigianato e della piccola e media impresa che rappresentiamo. Per esempio – fa notare Ribon – il fatto di fissare l’asticella sempre più in alto attraverso l’introduzione di criteri di accesso, ogni volta più stringenti, rappresenta una soglia di sbarramento per le piccole e micro imprese del Veneto che vedono in queste azioni ottime opportunità, ma che non sempre hanno la forza di soddisfare tutti i requisiti. Inoltre – aggiunge il segretario – l’obbligo del continuo allargamento dei beneficiari per le aziende si traduce in difficoltà di progettazione di percorsi di sviluppo aziendale e delle risorse umane. Per far crescere i propri progetti alle piccole imprese servirebbero maggiori continuità. Il fatto che per effetto dei bandi i beneficiari cambino in continuazione non consente una continuità nell’erogazione delle risorse. A complicare la situazione le nuove regole sugli aiuti di Stato che di fatto limitano l’accesso ai fondi”.
I fondi sociali europei rappresentano un’occasione importante anche sul fronte della formazione: “Si tratta dell’unica linea di finanziamento utile per lavorare sulla formazione dei titolari della piccola imprese – sottolinea Ribon – e questo strumento per far crescere le nostre imprese è fondamentale”.
L’auspicio che CNA rivolge agli attori della nuova programmazione è di continuare a lavorare in un’ottica inclusiva: “Crediamo che rivedendo alcuni aspetti sia possibile lavorare per consentire anche alle piccole imprese di accedere maggiormente alle opportunità offerte dai fondi europei, arrivando anche a utilizzare quella percentuale dei fondi programmati e non utilizzati e azzerando anche il gap tra i beneficiari programmati e quelli effettivi”.