I governi e le associazioni dell’Est hanno sempre contrastato l’approvazione del Primo Pacchetto Mobilità così come è stato presentato prima dalla Commissione Europea e poi dall’accordo tra l’Europarlamento e il Consiglio d’Europa. Pur non essendo riusciti a fermare la sua approvazione, sono riusciti a ritardarla, ma neppure ora si danno per vinti, perché intendono proseguire la vertenza in altre sedi istituzionali. Lo mostra chiaramente la richiesta dell’associazione dell’autotrasporto rumena Untrr, che fin dalle prime ore successive all’approvazione del Pacchetto Mobilità da parte dell’Europarlamento chiede al Governo di agire davanti alla Corte, insieme con gli altri Stati contrari, per “liminare le disposizioni discriminatorie”.
L’associazione ritiene che alcuni provvedimenti della riforma comunitaria dell’autotrasporto “abbandonano i principi base del mercato unico, come la libera circolazione di persone e servizi”, precisando che “sotto la pressione degli interessi politici nazionali, i membri del Parlamento Europeo hanno approvato i principali regolamenti europei senza una solida analisi, in contrasto con i trattati dell’UE e gli obiettivi del patto verde dell’UE”. L’associazione aggiunge che gli autotrasportatori rumeni saranno i più colpiti perché i provvedimenti adottati “comportano l’impossibilità di effettuare trasporti internazionali su strada nell’Europa occidentale da parte di società dell’Europa orientale”.
In particolare, gli autotrasportatori rumeni contestano l’obbligo di far rientrare i veicoli nel Paese d’immatricolazione ogni otto settimane, che non sarà un inconveniente per i vettori francesi o tedeschi mentre “il ritorno di un camion immatricolato in Romania da un Paese periferico dell’UE comporterà una media di sei giorni persi ogni otto settimane, con perdite per le imprese dal 10% al 14%”. Anche il rientro obbligatorio degli autisti ogni quattro-otto settimane avrà un impatto negativo sui rumeni. Per contrastare il divieto di trascorrere il riposo settimanale regolare nella cabina del camion l’associazione cita anche la pandemia: “ciò potrà mettere i conducenti rumeni nella fase post-pandemia a lungo termine in pericolo, perché dormire in cabina protegge la loro salute”.
La Untrr critica anche il periodo di “raffreddamento” del cabotaggio di quattro giorni e l’applicazione delle norme sul distacco trans-nazionale dei lavoratori anche all’autotrasporto (da cui finora sono esentati). Il primo provvedimento “mira principalmente a limitare l’accesso dei vettori rumeni e orientali ai mercati dei Paesi occidentali”, mentre il secondo “genererà un aumento significativo dei costi operativi per i vettori rumeni e orientali, limitando al contempo il commercio internazionale di merci su strada”.
L’associazione rumena ha anche stimato l’impatto che la completa applicazione del Primo Pacchetto Mobilità potrà avere sulle imprese di autotrasporto del Paese: “A medio e lungo termine, la Romania perderà circa 200mila autisti, comprese le loro famiglie, e dovrà affrontare una crisi senza precedenti nel mercato del lavoro. Allo stesso tempo, stimiamo che perderemo il 30% degli operatori di trasporto rumeni che non saranno in grado di sopravvivere alla crisi del coronavirus e che metà delle restanti aziende che gestiscono il trasporto stradale internazionale lascerà la Romania entro diciotto mesi, che è il periodo di entrata in vigore di tutti i provvedimenti”.