In Veneto, nel 2021, si sono verificati 12.403 incidenti stradali; in aumento, secondo le prime stime nel 2022: si tratta di almeno un +10% secondo una stima di CNA Veneto su dati Istat, che comporta un ritorno ai livelli pre-pandemia; anche se l’obiettivo europeo, difficilmente raggiungibile, rimane il dimezzamento dei morti e dei feriti gravi al 2030.
Oltre alla prudenza personale ed al rispetto delle regole del Codice della Strada, buona parte della sicurezza stradale è nelle mani delle imprese artigiane, tra centri di revisione e autoriparatori.
I centri di revisioni sono soggetti privati che svolgono, per conto dello Stato, una funzione pubblica a garanzia della sicurezza stradale dei veicoli. La loro funzione richiede un quadro normativo chiaro, un assetto coerente ed economicamente sostenibile per le imprese, un’attività di controllo e supervisione che garantisca il rispetto delle regole.
Solo nel mese di gennaio 2023 in Veneto sono state effettuate 126.913 revisioni su autoveicoli da parte degli 893 centri di revisione veneti. Il pilastro portante del settore è di gran lunga costituito da piccole imprese che garantiscono all’intero parco veicolare nazionale, obiettività e qualità nello svolgimento delle prescritte ispezioni.
In queste ultime settimane, con la dichiarazione dello stato di agitazione dei dipendenti nelle Motorizzazioni civili di alcune province, anche del Veneto, è emerso uno dei problemi con cui gli artigiani – autoriparatori e anche autotrasportatori, nonché i cittadini – si trovano di fronte ogni qual volta si debbano interfacciare con questi uffici: la carenza di personale nel pubblico.
Il parco veicolare sempre più vecchio ha bisogno di essere seguito dagli autoriparatori, i quali devono essere messi nelle condizioni di interfacciarsi con gli uffici delle Motorizzazioni nel modo più celere possibile.
«Gli autoriparatori sono un presidio di sicurezza per un parco veicoli sempre più vetusto – commenta Sergio Schiavon, Presidente CNA Autoriparazione Veneto –. Se l’attuale sistema delle revisioni appariva in grado di assicurare tempi certi e una più marcata sicurezza stradale rispetto a qualche anno fa, è perché si è progressivamente instaurato un virtuoso rapporto tra pubblico e privato: l’amministrazione delega parte delle proprie attribuzioni, le imprese esibiscono le caratteristiche richieste, i cittadini beneficiano di un servizio efficiente. E il tutto genera maggior sicurezza stradale.»
Ma le carenze organizzative degli uffici territoriali della motorizzazione determinano una preoccupante dilazione di tutti i servizi e una minore capacità organizzativa e responsiva nei confronti degli utenti (autoriparatori, autotrasportatori e automobilisti tutti).
Per questo, oltre al dialogo della Motorizzazione civile che si è incominciato ad instaurare, CNA chiede al Governo di rafforzare l’organico nelle varie strutture delle Motorizzazioni così da rinforzare le fila degli uffici con cui tutti gli operatori dell’autoriparazione si interfacciano settimanalmente e rendere il rapporto più conciliabile con i tempi dell’impresa e della vita lavorativa per i cittadini.
«Se la situazione di agitazione si dovesse protrarre ulteriormente – aggiunge Paolo Fantinato Presidente CNA FITA Veneto – per quanto riguarda il trasporto merci a subirne le conseguenze, in prima battuta, sarebbero gli autotrasportatori che attraversano i confini nazionali; i veicoli pesanti che non riuscissero a fare la revisione nei tempi previsti, all’estero non potrebbero viaggiare, arrecando un enorme danno economico agli imprenditori. Avendo provveduto a prenotare la revisione, potrebbero invece ancora circolare per le strade italiane, però con il rischio che non siano garantite le condizioni minime di sicurezza della circolazione per tutti gli utenti della strada, autisti di tali mezzi compresi. Ecco che la privatizzazione è solo positiva ma non deve escludere da parte del Governo un piano di assunzioni nelle varie strutture delle Motorizzazioni.»