Il Decreto Flussi – appena pubblicato in Gazzetta Ufficiale – riserva una quota di ingressi di cittadini non comunitari all’autotrasporto merci per conto terzi affinché possano essere impiegati come conducenti professionali. Tali soggetti, comunque, dovranno essere in possesso di patenti equivalenti alla categoria CE (e convertibili sulla base di esistenti accordi di reciprocità tra i Paesi terzi di provenienza e l’Italia). Si tratta di Algeria, Marocco, Tunisia in Nord Africa, Repubblica di Macedonia del Nord, Moldova e Ucraina in Europa dell’Est e nei Balcani, Sri Lanka in Asia.
L’autotrasporto dovrà condividere i 6.000 ingressi assegnati con l’edilizia, il turismo e gli alberghi. In Italia le stime più recenti degli operatori del comparto parlano di circa 15mila conducenti che mancano all’appello. A cui si aggiunge l’età media elevata dei lavoratori del settore: il 45,8% dei titolari delle Carte di Qualificazione del Conducente hanno superato i 50 anni mentre solo il 18,1% ha un’età inferiore ai 40 anni.
Molte le ragioni di questa situazione: dai giovani che trovano – a differenza che in anni passati – scarsamente appetibile la professione di conducente ai costi elevati di acquisizione dei titoli necessari alla guida di mezzi di autotrasporto merci: per conseguire la patente si arriva a spendere fino a 6.000 euro. A questo si aggiunge che l’evoluzione del settore richiede oggi competenze nuove e sempre più ampie che vanno ben oltre la mera guida del veicolo. La difficoltà a reperire gli autisti non è solo italiana ma riguarda anche gli altri Paesi della UE: la Germania, la più colpita dal problema, da tempo ha orientato il proprio intervento al reclutamento di nuovi autisti dai Paesi non UE, ma la stessa cosa l’hanno fatta quasi tutti gli Stati membri dell’Est Europa.