Rincari energia PMI. Scarsità di scorte nazionali e rincari delle forniture provenienti dalla Russia; riduzione della produzione nazionale di gas. Sono tra le cause più evidenti degli aumenti insostenibili che stanno letteralmente mettendo in ginocchio l’economia italiana ed in particolare il mondo della piccola e micro impresa con tutto il comparto artigiano. Il Governo è intervenuto nelle scorse settimane con alcune misure ad hoc, in particolare impegnando 1,7 miliardi per annullare, per il primo trimestre 2022, le aliquote relative agli oneri generali di sistema applicate alle utenze con potenza disponibile pari o superiore a 16,5 Kw. Ma questo, nell’attuale difficilissima congiuntura, non basta.
Le micro e piccole imprese e le imprese artigiane di fatto si trovano nella surreale condizione di subire una distribuzione iniqua del sistema degli oneri generali, a cui contribuiscono per il 49% (circa 4,7 miliardi di euro) e con i quali finanziano anche, paradossalmente, le agevolazioni per le aziende energivore alle quali non accedono. Questa distribuzione impari, aggrava i “normali” costi energetici di un ulteriore 35%, mettendo le PMI ai margini di un mercato in cui le imprese industriali hanno il vantaggio competitivo di pagare l’energia quattro volte di meno. Rispetto al primo trimestre del 2021 le piccole imprese pagano l’energia elettrica il 75,6% in più ed il gas addirittura il 133,5% in più rispetto alle grandi imprese che ricevono forniture su misura (dati Eurostat).
«Questo aumento dei costi dell’energia – commenta il Presidente CNA Veneto Moreno De Col – sta mettendo fuori mercato la produzione di tante aziende maggiormente energivore e sta creando problemi di liquidità nelle piccole imprese. Le ripercussioni sono medesime sia sulle grandi realtà imprenditoriali che su specifici comparti del settore artigiano. Il problema è pesante e si prospetta molto complicato per il prossimo periodo: si evince in fatti con chiarezza come ci si trovi dinanzi ad un fenomeno destinato a perdurare che caratterizzerà dunque i primi mesi di quest’anno. Anche una bottega artigiana, un piccolo laboratorio, uno stabilimento di piccole dimensioni che abbia una potenza installata superiore ai 15 KW si trova ad avere grossi problemi. Sotto quella soglia energetica infatti, il Governo è intervenuto con un calmiere mentre sopra i 16,5KW non sono ancora state messe in atto misure analoghe.»
Costi dell’energia: alcuni dati
Secondo i dati riportati dal Consorzio Ape di CNA, per quanto riguarda l’energia elettrica la media dei prezzi della materia prima dal primo semestre al secondo semestre del 2021 mostra un aumento pari al triplo: da 0,0669 euro a KW a 0,1830 euro a KW, con una differenza del 500% rispetto al prezzo minimo e al prezzo massimo tra i due semestri (da 0,0565 euro/KW a 0,2812 euro/KW). E per il gas naturale la situazione non è certo migliore: valore triplicato tra primo e secondo semestre 2021 (da una media prezzi di 0,2095 a metro cubo, a 0,6520 euro a metro cubo); dal 2020 al 2021 il prezzo del gas naturale è quadruplicato (da 0,1005 euro per mc a 0,4147 per mc) con una differenza tra prezzo minimo 2020 e prezzo minimo 2021 pari al 2.000%.
A titolo di esempio inquadrando solo l’ultimo quadrimestre settembre 2021-gennaio 2022: un salone di acconciatura che a settembre 2021 pagava bollette per euro 800,00 mensili, a gennaio 2022 è arrivato a pagarne 2.000,00. Una piccola impresa meccanica ha visto i costi passare da euro 4.560,00 a 11.000,00. Un’impresa del settore alimentare da euro 1.600,00 a 3.500,00.
La proposta di CNA Veneto
Una soluzione per abbassare il corso dell’energia è acquistarla insieme. Ecco perché CNA mette anche in campo soluzioni come i gruppi di acquisto di energia elettrica, attraverso il Consorzio APE-Imprese per l’energia, che consentono di accedere a risparmi consistenti sulle tariffe grazie alla forza aggregativa delle tante imprese aderenti. Il consorzio garantisce supporto amministrativo e acquisto comune al minor prezzo disponibile sul mercato, ma offre anche protezione di fronte al rischio di possibili truffe e consente di arrivare a risparmiare circa il 30% sul costo dell’energia.
La richiesta di CNA
«Il Governo ha dimostrato di muoversi nella giusta direzione – prosegue Moreno De Col – ma i provvedimenti presi sono solo un piccolo segnale, servono soluzioni efficaci e strutturali. Innanzitutto chiediamo di avviare un tavolo con tutte le componenti del sistema produttivo perché se non si coinvolgono le piccole imprese le soluzioni sono destinate ad essere insufficienti e parziali. Ma serve anche una politica energetica comune a livello di Unione Europea».
Le risorse aggiuntive di cui discute il Governo ad oggi, comprese tra i 5 e i 7 miliardi, sono assolutamente insufficienti a fronte di una stangata di aumenti per il 2022 che supera i 37 miliardi. Infatti secondo le previsioni dei maggiori fornitori internazionali di energia elettrica, il PUN (Prezzo Unico Nazionale dell’energia elettrica) non subirà cali sostanziali nel corso dell’intero 2022: ci sarà solo un calo previsto nel secondo trimestre comunque risibile dato che il prezzo della materia prima scenderà al massimo a 0,19 euro al kwh – una quota insostenibile, pari alla situazione di ottobre 2021 – per poi riprendere a risalire.
In definitiva, o si procede nella direzione di poter ottenere dal Governo ulteriori risorse, come richiesto da più parti, o qualsiasi stanziamento si tradurrà in mere soluzioni-tampone. Intanto le imprese stanno soffrendo; gli esempi di bollette che lievitano in maniera davvero allarmante indicano come si debba anche cercare nuove strade: investire più convintamente nelle energie rinnovabili è una partita fondamentale per CNA Veneto. In Italia manca da sempre una politica strutturale organica sulle energie rinnovabili, e siamo al palo. Entro il 2030 secondo gli impegni europei si devono realizzare altri 70 gigawatt da fonti rinnovabili (sono 56 quelli ad oggi installati, 126 il target). Tuttavia se ne installano in media meno di un gigawatt all’anno (0,8 Gw). Burocrazia immane, tempi autorizzativi senza fine, barriere all’entrata, mancanza di incentivi. Ad oggi le imprese che se la cavano meglio sono quelle che autoproducono energia, che di fatto sembrano non subire i rincari. Ma è da almeno un decennio che non si installano impianti perché mancano incentivi sostanziali per installare sistemi fotovoltaici e di accumulo per le PMI. è quanto mai necessario un immediato cambio di passo.
«Ci tengo in particolare a sottolineare il tema dell’uso nazionale delle energie rinnovabili e delle politiche di accumulo – conclude il Presidente CNA Veneto Moreno De Col – tema che di sicuro non risolve nel breve il problema ma che, nell’ottica di una riprogrammazione della politica energetica del Paese, anche tenendo conto delle direttive suggerite dal PNRR, va senz’altro fatto per pensare ad un sistema energia nazionale volto ad una maggior autonomia.»