Lituania, Bulgaria, Ungheria, Romania, Malta e Polonia hanno recentemente presentato ricorso alla Corte di giustizia dell’UE (CGUE) in merito al pacchetto “mobilità I”,
Nello stesso periodo, il ministro della Giustizia ungherese Judit Varga ha annunciato su Twitter e Facebook che il suo governo aveva deferito il controverso pacchetto legislativo adottato lo scorso luglio alla CGUE “per l’annullamento di alcune disposizioni”, al fine di riformare il settore dei trasporti.
Budapest denuncia “misure protezionistiche” che “minano il mercato interno dell’UE e rafforzano deliberatamente l’indebito vantaggio competitivo degli Stati membri dell’Europa occidentale”. Il ministro ungherese accusa anche alcune disposizioni di essere “contrarie agli obiettivi di protezione del clima dell’UE”.
Uno studio di impatto realizzato dalla Commissione Europea dovrebbe consentire di valutare le conseguenze sull’ambiente e sul funzionamento del mercato unico di due delle controverse misure introdotte da questa riforma: la restituzione obbligatoria del veicolo nello Stato di stabilimento ogni 8 settimane e le restrizioni imposte alle operazioni di trasporto combinato.
Invocando argomentazioni simili a quelle del ministro ungherese, i governi bulgaro avevano già pubblicamente annunciato di voler portare i loro casi dinanzi ai tribunali europei.
L’elenco dei sei Stati che hanno presentato ricorso potrebbe essere ulteriormente ampliato, viene comunicato alla CGUE. Non è una sorpresa. Nove Stati dell’Europa centrale e orientale si sono opposti a questa riforma durante tutto il processo legislativo e continuano a opporsi, in particolare attraverso i loro ministri dei trasporti.
In particolare, questi Stati contestano le disposizioni che obbligano il camion a rientrare nello Stato di stabilimento, limitano i trasporti di cabotaggio e vietano i periodi di riposo settimanale a bordo del veicolo.
Il rappresentante CNA FITA nell’Uetr, il nostro Presidente Regionale Mariano Cesaro, è lapidario: “Con queste azioni dei Paesi dell’Est -Paesi foraggiati per anni dal bilancio Europeo e che oggi se ne dimenticano l’Unione Europea non va da nessuna parte“.