Nell’Italia di questi ultimi anni, le catastrofi climatiche e geologico-ambientali tracciano una mappa difficile da inserire in schemi e proiezioni, tantomeno in statistiche assicurative.
Nel nostro Paese, infatti, i rischi meteorologici e ambientali purtroppo in aumento, non incrociano esigenze assicurative le quali, seppure in aumento anch’esse in particolare per il rischio grandine (+28% nel 2020-2021) e per i rischi da eventi sismici (+25%, 364 milioni di euro nel 2021) comunque non superano il 5,6% totale dei premi assicurativi (pari a circa 2,1 miliardi di euro). Secondo l’Istituto per la Vigilanza sulle Assicurazioni (IVASS), tuttavia l’Italia – con la Grecia – sono i paesi con più alto rischio di catastrofi ambientali, ma i meno assicurati.
La recente disposizione della Manovra 2024, all’art. 24, prevede per le imprese l’obbligo di stipulare entro il 31 dicembre 2024 una polizza assicurativa sugli immobili e i beni strumentali per rischio catastrofi, con l’immediata conseguenza di andare ulteriormente a gravare sull’intero sistema produttivo con nuovi pesanti oneri.
«Al contrario – dichiara CNA Veneto in una nota congiunta con le altre associazioni di categoria – sarebbe stato preferibile un approccio sistemico al tema di prevenzione e della risposta all’impatto crescente di calamità naturali ed eventi catastrofali.»
Quindi ‘prevenire’ potrebbe essere la parola chiave per non essere costretti ad assicurare un evento non prevedibile di fatto, ma le cui conseguenze dal punto di vista lavorativo ed imprenditoriale sono, a causa dei recenti eventi, sotto gli occhi di tutti.
«Ci sembra che questo articolo della Manovra – commenta il Presidente CNA Veneto Moreno De Col – di fatto non cerchi di risolvere un problema molto spesso infrastrutturale che fa capo allo Stato spostandone la responsabilità sul privato, il quale non solo deve provvedere a sue spese ad una copertura assicurativa per un rischio che non ricade sotto la sua diretta responsabilità, ma oltre tutto sa a priori che le coperture assicurative in caso di gravi calamità, potrebbero non essere adeguate all’entità del danno subìto: si pensi ai disastri meteorologici quali esondazioni, alluvioni o allagamenti a seguito di piogge torrenziali in particolare per insediamenti residenziali e produttivi in zone limitrofe a fiumi o corsi d’acqua. In questo senso mancano politiche a monte che mettano in sicurezza molti dei territori del nostro Paese soggette a disastri climatico-ambientali troppo spesso legati ad interventi di urbanizzazione selvaggia ed eseguita nei decenni precedenti senza alcuna lungimiranza.
E questa Manovra andrà solo a rallentare qualsiasi tentativo di ripresa per molte imprese di piccola e media entità già gravate da anni di difficoltà – basti pensare ai danni gravissimi provocati ai tessuti economici oltre che ai territori e ai privati con le recenti alluvioni in Emilia-Romagna e in Toscana.
Per noi la prevenzione è certamente la prima opzione; e l’assicurazione deve essere solo su base volontaria e non un obbligo dinanzi al quale, se non ottemperanti, oltre al danno si rischia anche una multa. Il tutto a fronte di una tassazione che già grava in maniera determinante sulle spalle delle nostre imprese. Trattandosi di “un’azione obbligata” è necessario pensare ad una calmierazione dei costi per ottenere prezzi controllati ed evitare qualsiasi forma di speculazione».