Niente proroghe per il superbonus sulle abitazioni unifamiliari

La preoccupazione di CNA Veneto: " Per il comparto edile sarà una fine d’anno amara"

Si avverano i timori manifestati più volte da CNA: non ci saranno proroghe per il Superbonus sulle abitazioni unifamiliari. Restano le scadenze del 30 settembre per il completamento del 30% dei lavori e del 31 dicembre per l’ultimazione definitiva. CNA ha sollecitato il Ministro Franco verso la riapertura delle cessioni dei crediti, il quale ha confermato l’attenzione del Governo sul tema.

«La proroga non era stata promessa, ma certamente era stata richiesta – chiarisce il Presidente di CNA Veneto Moreno De Col –. Il Governo ha chiarito che non concederà alcuna proroga per dare maggior respiro alle imprese che stanno lavorando con il Superbonus sulle abitazioni unifamiliari, le cui scadenze restano al 30 settembre e al 31 dicembre, mentre per i condomìni si può procedere sino a tutto il 2023. Questa mancata concessione di proroghe avviene dopo sei mesi di effettivo rallentamento – se non di blocco totale  – dei lavori delle imprese dell’edilizia a causa della difficoltà di reperimento delle materie prime e dei semilavorati  e per gli aumenti dei costi. Una situazione che andrà a penalizzare ulteriormente un comparto già in sofferenza da tempo, che aveva investito nel Superbonus per riprendere fiato. Come Confederazione abbiamo incontrato il Ministro Daniele Franco per evidenziare la forte preoccupazione del comparto e per chiedere di sbloccare i crediti concedendo la cessione ad una più ampia platea di cessionari, consentendo così alle imprese dell’edilizia di ripartire con un maggior slancio e tentare di mantenere fede agli impegni presi.»

«Siamo oramai nel mese di luglio – aggiunge il Segretario CNA Veneto Matteo Ribon – e ci preoccupa molto il fatto che anche laddove vengano sbloccati i crediti, dopo mesi di rallentamento  se non appunto di stallo per le concause accennate, sarà davvero difficile per le imprese tenere fede alle scadenze del 30 settembre e del 31 dicembre. Temiamo una fine anno amara: ci ritroveremo a dover fare i conti per vedere chi tra le imprese resterà in piedi, con una inevitabile ricaduta anche sui privati che avevano utilizzato questo strumento fiscale e che si troveranno a doverne rispondere.»

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