“Per rispondere davvero alle sfide davanti alle quali la pandemia da Covid-19 ci sta ponendo serve avviare una stagione nuova e rinnovata di politiche per il turismo. Insieme alla comunicazione coordinata è dunque necessario aggiornare le azioni di sviluppo turistico capaci di rispondere alle esigenze, del tutto nuove, davanti alle quali il Covid, ma anche le nuove tendenze, ci pongono. Investire in comunicazione è di certo la strada giusta, ma il timore è che l’investimento da solo non sia in grado di rispondere ai problemi derivanti dalla tenuta della filiera e dell’indotto”. Il Presidente di CNA Veneto Alessandro Conte non cela le preoccupazioni legate alla stagione turistica, oggetto di studio dell’ultimo Osservatorio Economia e Territorio elaborato in collaborazione con il Centro Studi Sintesi. “Posto che l’attività di promozione rappresenta la base per qualsivoglia piano di rilancio resta aperto il nodo, anche per la Regione Veneto, della gestione e dell’organizzazione del flussi stessi. Alcuni aeroporti, ormai strutture di riferimento in particolare per i voli low cost, resteranno chiusi ancora per molto e comunque, – qualcuno ha già fatto sapere – per l’intera stagione estiva. Investire diversi denari sulle campagne promozionali lascia comunque aperte le partite legate al piano logistico e di gestione dei flussi. Temi che devono essere affrontati al più presto perché anche la nostra regione non incorra in difficoltà”.
E sul fronte dell’indotto alla partita dei flussi è strettamente collegata anche l’emergenza del settore del trasporto persone, in allarme ormai da diversi mesi: “Benché nella fase di emergenza, e tuttora, abbia operato con obblighi di servizio, come nel caso dei taxi – dice il segretario di CNA Veneto Matteo Ribon – c’è una larga parte in totale rimessa e fatturato a zero come nel caso di ncc (noleggio con conducente) e autobus. Il settore quindi ora va supportato. Come abbiamo detto più volte nei numerosi incontri regionali è necessario trovare soluzioni capaci di contenere le principali voci di costo e al tempo stesso lavorare su interventi in grado di stimolare una nuova domanda di trasporto come fatto per esempio in altre regioni”.
Se da un lato il piano di promozione dalla Regione va nella direzione auspicata da CNA Veneto di far conoscere i borghi, le storie, i prodotti del territorio magari ancora poco noti, attraverso esperienze ‘cucite su misura’, non è chiaro per ora come si intenda investire nelle filiere per mezzo di contributi europei e regionali. In base all’Osservatorio di CNA alcuni comprensori appaiono attrarre più visitatori di altri: la maggior parte delle persone che arriva, il 55,8 per cento, sceglie le città d’arte; seguono il mare (20,2 per cento), il lago (14,2) e la montagna (5,7). La crescita percentuale più alta sul fronte degli arrivi l’hanno fatta registrare negli ultimi dieci anni le città d’arte ( + 55 per cento).
Una nota di preoccupazione arriva per la futura partecipazione alle fiere di settore: “Nella sola Regione Veneto si stima che le fiere internazionali fatturino circa 200 milioni di euro l’anno con un impatto per l’indotto di circa 2milioni di euro – dichiara Ribon – Le fiere che si tengono in tutto il mondo rappresentano ancora il primo biglietto da visita del nostro Made in Italy e ancora una delle più consolidate forme di promozione del nostro artigianato. Non a caso per valorizzare lo strumento attraverso l’ente bilaterale dell’artigianato veneto abbiamo sostenuto economicamente le aziende che decidono di parteciparvi. Annualmente il contributo di EBAV proprio per questa voce è di 300mila euro. Soldi che se sommati agli stanziamenti regionali arrivano a circa 600mila euro l’anno. Per questo ci auguriamo che diversamente da ciò che si è deciso di fare quest’anno, la Regione decida di tornare a destinare i soldi previsti per la promozione dei prodotti artigianali e del vero Made in Italy presso le fiere internazionali”.