“Covid-19, le imprese sub affidatarie di TPL sono allo stremo. E dalla politica regionale ad oggi non è arrivata nessuna risposta”. Così CNA FITA Veneto in merito alla questione del mancato pagamento dei corrispettivi previsti per la copertura dei programmi di esercizio da parte delle imprese affidatarie alle realtà sub affidatarie. In Veneto come nel resto della penisola infatti esistono diverse realtà di trasporto pubblico che per assicurare il servizio ne affidano una parte a delle realtà esterne.
A denunciare il problema è Massimo Fiorese Portavoce Regionale Cna Fita dei Settori Ncc-Bus che conosce molto bene la questione. “Il decreto Cura Italia, convertito in Legge settimane fa, ha inserito delle prescrizioni con l’obiettivo di mitigare gli effetti economici del Covid19. In modo particolare l’art.92 prevede che sui gestori di servizi di trasporto pubblico locale e regionale non possano essere applicate decurtazioni di corrispettivo, né sanzioni o penali in ragione delle minori corse previste. Il decreto assicura dunque la copertura al 100 per cento dei programmi di esercizio. L’interpretazione a nostro avviso non lascia spazio a dubbi: il decreto infatti ha come obiettivo quello di arginare le ricadute dell’emergenza covid19 nei confronti di tutte le realtà che si occupano del trasporto, non solo delle imprese affidatarie nel Veneto. Non si capisce dunque perché alcune imprese affidatarie a cui sono già arrivati i soldi provenienti dal fondo nazionale del trasporto, girati dalla Regione per conto del Governo, ad oggi non abbiamo ancora versato un centesimo alle sub affidatarie. Eppure – sottolinea Fiorese – è proprio grazie alle nostre realtà se il trasporto può funzionare, visto che da sole copriamo più del 5 per cento dell’intero chilometraggio regionale”.
In Veneto le imprese di TPL sub appaltratrici sono diverse decine e impiegano diverse centinaia di dipendenti: “Nei giorno scorsi abbiamo inviato una lettera all’assessore De Berti per chiedere al più presto un intervento da parte della Regione affinché si metta fine alle sofferenze che questo atteggiamento scorretto sta provocando nei confronti delle imprese che, seppur più piccole, danno lavoro a tanti veneti. Diversamente saremmo costretti a valutare forme diverse di protesta per far sentire la nostra voce”.