In Veneto preoccupano le modalità con cui il Governo intende prorogare il Superbonus 110% al 2023, non inserito all’interno del Recovery Plan bensì nel Disegno di Legge di Bilancio per il 2022, ovvero a fine anno.
«Una scelta che rischia di bloccare la maggior parte dei lavori pronti ad essere avviati – spiega Fabio Fiorot – Responsabile CNA Veneto Costruzioni –. Le pratiche sono ferme anche per le difficoltà di espletamento da parte degli uffici comunali, saturi. Con una proroga confermata, potrebbero partire le ristrutturazioni decise per giugno e luglio; ma con la prospettiva dei tempi di approvazione della Legge di Bilancio a dicembre, inevitabilmente ci sarà un impasse: sarà possibile partire solo con gli interventi meno complessi che possono essere eseguiti in tempi rapidi, ma non quelli strutturali che rischiano il fermo per i prossimi sette mesi. Significa quindi che quasi certamente non verranno iniziate ristrutturazioni di condomìni. Con una “promessa” senza certezze di poter completare le opere entro giugno 2023, chi deve decidere se avviare i lavori con ogni probabilità non lo farà, causando uno stop improvviso delle attività delle imprese di costruzione e di tutte le maestranze connesse, come impiantisti, elettricisti e così via.»
Un ulteriore aggravio nei tempi e nelle possibilità di far ripartire l’intero indotto per una regione come il Veneto che secondo i dati Enea (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile), risulta prima tra le regioni d’Italia per pratiche Superbonus asseverate con 853 interventi, a dimostrazione che i veneti proprietari di case, o appartamenti, sono stati quindi i più interessati e i più rapidi a cogliere l’opportunità legata al Superbonus 110%.
«La promessa di una proroga inchioda il quindi mercato – prosegue Fiorot –, e non è opportuno rimandare e non inserire la proroga nel PNRR – Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. La previsione è che gli interventi partiranno solo con la seconda metà dell’anno. Con il limite temporale del mese di giugno e considerando la media di almeno un anno per il completamento dei lavori più complessi, si rischia che saltino tutte le pratiche. Già da tempo le imprese non raccolgono commesse e con la scadenza di giugno 2022 non saranno in grado di fare alcuna programmazione. Sette mesi in balia della promessa di proroga, farà saltare l’intero sistema di riqualificazione.»