Riaperture: vuoti normativi impediscono la ripartenza di cerimonie ed eventi

Il mese di maggio tradizionalmente apre la stagione dei matrimoni e delle cerimonie. Questo almeno sino a tutto il 2019 perché con il 2020 e l’arrivo del Covid 19 il comparto delle cerimonie con tutta la filiera collegata (catering, sartoria, fotografi, settore floreale, ecc.) ha subìto una gravissima battuta d’arresto e ancora oggi, dopo oltre un anno, non si intravedono i tempi per poter ripartire.

Tra tutte le normative previste dai vari decreti dedicati alle riaperture infatti, per il comparto cerimonie, non vi è alcun accenno alle modalità e ai tempi con i quali sarà possibile ripartire. Ma sono moltissime le coppie che dal 2020 hanno rimandato il loro matrimonio e che ora sono in attesa di sapere se potranno o no coronare il loro sogno d’amore. E d’altro canto, moltissimi locali e moltissime maestranze artigiane attendono indicazioni per riorganizzare le proprie attività.

Una filiera che sino al 2019 era un business tra i più fiorenti per il Veneto: 14.769 i riti civili e religiosi celebrati (dati Istat 2018); 80mila a livello nazionale tra imprese e partite Iva per circa un milione di occupati. Un valore che solo per il Veneto era stimato in circa 450 milioni di euro e che metteva la regione al quarto posto per il turismo matrimoniale.

Nemmeno nel recente Decreto Riaperture di fine aprile vi era alcun cenno specifico sulla ripresa di questo importante comparto; assenza rilevata da tutte le organizzazioni e le associazioni di categoria. CNA già dagli ultimi mesi dello scorso anno aveva sollecitato l’attenzione su questo ambito con delle proposte per ripartire in sicurezza dando modo così agli operatori di settore di poter pianificare, per soddisfare le richieste.

Questo clima di incertezza sembra tuttavia proseguire. Le coppie di futuri sposi non possono ancora prevedere inviti, addobbi, né scegliere i luoghi per i pranzi o le cene di nozze. Per questo, in vista del prossimo decreto su cui si sta ragionando proprio in questi giorni, CNA sollecita una attenzione specifica su questa filiera.

«Nel nuovo decreto auspichiamo vengano inserite nuove regole che permetterebbero di organizzare e festeggiare grandi eventi privati e pubblici in sicurezza – afferma Mirco Froncolati, Portavoce Ho.Re.Ca. CNA Veneto –. È assolutamente necessario rivedere le normative nelle quali ci sono molte contraddizioni e vuoti legislativi. L’ultimo decreto non cita il comparto eventi; abbiamo seguito le regole dei ristoranti, ci è stata indicata qualche specifica, ma al momento regna l’incertezza.  A fronte anche di proposte di CNA, come ad esempio comunicare agli organi competenti il luogo dell’evento, le modalità, gli orari, il numero di persone e la lista degli invitati, le disposizioni degli ospiti ai tavoli oltre che la lista stessa degli ospiti per 14 giorni. A fronte di proposte che potevano essere accolte per garantire un maggiore livello di sicurezza, non è stato fatto nulla né per eventi aziendali né per gli eventi privati tra i quali i banchetti nuziali. Da oltre un anno, le aziende con cui ho sempre lavorato non commissionano catering perché non hanno eventi. I matrimoni che nel 2020 erano stati spostati nel mese di maggio, ovvero dopo il lockdown, ora sono stati nuovamente rimandati. Siamo vittime dell’incertezza: abbiamo bisogno di avere notizie e informazioni per dare risposte alle molte coppie di futuri sposi che sperano di poter organizzare il proprio banchetto nuziale nel mese di giugno o durante l’estate, e di pianificare tutto l’evento: inviti, fiori, partecipazioni. Come operatore mi trovo nell’imbarazzo di non avere risposte che dovrei saper dare per permettere l’organizzazione o la cancellazione di ogni evento.»

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Mirco Froncolati, Portavoce Ho.Re.Ca. CNA Veneto

«Ci troviamo dinanzi al proseguire di un profondo danno economico che coinvolge una filiera alla quale afferiscono migliaia di professionalità – prosegue Froncolati –: oltre ai banchetti nuziali, sono ferme da oltre un anno anche le cerimonie aziendali, gli open house, i meeting e le presentazioni di nuovi prodotti. Insomma, un lungo anno di stop che non siamo più in grado di gestire anche dal punto di vista del personale dipendente e dei collaboratori che sono rimasti a casa in cassa integrazione o con contratti a chiamata, e che nel frattempo si sono dovuti cercare una nuova occupazione. La mancanza di pianificazione e di coerenza nelle scelte impedisce ad un intero comparto di organizzarsi per ripartire.»