Primi passi contro le pratiche sleali lungo la filiera Agroalimentare

Pratiche sleali. È stato approvato in Consiglio dei Ministri lo schema di decreto legislativo che vieta le pratiche sleali nei rapporti commerciali della filiera Agroalimentare, sia tra imprese che in materia di commercializzazione dei prodotti agricoli e alimentari, a prescindere dai rispettivi fatturati dei contraenti.

Il recepimento della direttiva europea, proposta dal Presidente del Consiglio dei ministri e dal Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, prevede l’introduzione di un livello minimo di tutela comune a tutta l’Unione europea e comprende un elenco di pratiche commerciali sleali vietate e un elenco di pratiche che saranno autorizzate solo se concordate in termini chiari e univoci al momento della conclusione dell’accordo di fornitura.

Non sarà più possibile imporre condizioni contrattuali eccessivamente gravose, come ad esempio la vendita di prodotti agricoli/alimentari a prezzi al di sotto dei costi di produzione. Vengono così definitivamente riequilibrati i rapporti di forza tra le parti negli scambi commerciali, garantendo una posizione più equa per gli agricoltori e i produttori.

CNA darà ulteriori aggiornamenti non appena sarà reso disponibile il testo definitivo del decreto legislativo e ci mobiliteremo per fare diffusione dei contenuti in quanto il decreto contiene molte delle istanze avanzate dalla CNA a tutela delle imprese artigiane e delle PMI dell’Agroalimentare, spesso vessate da accordi capestro con la GDO.

Obbligo di preconfezionare il pane nei supermercati

Il Consiglio di Stato, con una recente sentenza, ha confermato in appello l’obbligo per i supermercati di preconfezionare il pane precotto o congelato. Lo scopo è quello di evidenziare al consumatore che non si tratta di pane fresco. Dunque la giurisprudenza conferma quanto già riportato nella legge 580 del 1967: il pane precotto e/o surgelato deve essere messo in vendita previo confezionamento ed etichettature in comparti separati dal pane fresco e con le necessarie indicazioni per informare il consumatore sulla natura del prodotto.

Lo scontro sull’etichettatura nutrizionale

Quali sono le differenze tra il sistema di etichettatura nutrizionale supplementare francese “nutriscore” e quello italiano “nutrinform battery”? CNA evidenzia come di fatto non siamo in presenza solo di posizioni differenti legate alla sicurezza degli alimenti e al loro contenuto calorico, al fine di una dieta sana ed equilibrata; ma di fatto si tratta di una guerra commerciale con altri strumenti, dove i prodotti italiani risultano essere indicati quasi sempre con il bollino “rosso”.

L’Italia già soffre del fenomeno dell’Italian Sounding, che costa al nostro Paese circa 100 miliari di euro di perdite all’anno; e dei prodotti che tendono a imitare il nome di produzioni nostrane famose come il “prosek”, o il “parmisan”. Quindi dovremo tutti stare attenti non solo alla difesa del nostro patrimonio enogastronomico, ma a fare in modo che il consumatore sia guidato all’acquisto consapevole, non contraddistinto da presunti colori che a priori considerano un prodotto buono o cattivo.