Rilanciare insieme l’Artigianato, partendo dalle persone
Rilanciare l’Artigianato. Si è svolta a Villa Foscarini Rossi a Stra, Venezia, l’Assemblea 2023 di CNA Veneto sul tema PERSONE. LE TRASFORMAZIONI PER RILEGARE IL TESSUTO ECONOMICO, momento annuale di riflessione e confronto della Confederazione veneta dell’artigianato e della piccola e media impresa incentrato quest’anno sulle sfide future per il mondo delle piccole e micro imprese. Sullo sfondo, il contesto europeo a cui il mondo economico veneto guarda per compiere scelte strategiche volte alla sostenibilità, alla competitività, alla innovazione. Il Focus: rilanciare insieme l’Artigianato, partendo dalle persone e lavorando su nuove alleanze per sostenere la competizione internazionale. Poiché l’Artigianato senza le Persone non esiste.
L’Assemblea, aperta dai saluti istituzionali di Caterina Cacciavillani Sindaco di Stra e di Francesca Nieddu Direttore Regionale Veneto Est e Friuli-Venezia Giulia Intesa Sanpaolo, è stata moderata da Claudia Vigato. A seguire gli interventi degli Ospiti e dei Relatori:oltre ai Vertici di CNA Veneto rappresentati dal Presidente Moreno De Col e dal Segretario Matteo Ribon, sono intervenuti il Viceministro del Made in Italy Valentino Valentini in dialogo con il Presidente della Regione Veneto Luca Zaia, moderati dal Direttore de “Il Foglio” Claudio Cerasa. L’Assemblea è stata così una proficua ed interessante occasione per portare idee, esperienze, opinioni, progetti a confronto con Istituzioni – molte presenti sia dal contesto regionale che nazionale -, con le imprese e gli stakeholders così traghettare un patrimonio peculiare di competenze nel futuro.
L’Attore, Drammaturgo e Regista Marco Paolini ha animato il momento culturale della Assemblea, tratteggiando il mondo dell’Artigianato nel rapporto con il territorio; al Presidente CNA Nazionale Dario Costantini sono state affidate, in chiusura di serata, le conclusioni finali.
Molti i temi sul tavolo: dal Made in Italy e l’evoluzione dell’intera sua filiera tra oggi e domani al fenomeno Export in Veneto, una componente fondamentale per il PIL di una regione che è Locomotiva per l’economia nazionale; dalla Competitività che,tra inflazione, costi energetici, costi delle materie prime richiede nuove politiche di sostegno alla definizione di un moderno Mercato del Lavoro sullo sfondo di nuovi soggetti e nuove soluzioni per una buona contrattazione. Sono tanti temi regionali tutti strettamente connessi con le nuove strategie nazionali, finalizzati a mantenere il tessuto economico di un territorio, ma anche di un intero Paese.
LO SCENARIO
La situazione attuale continua a richiedere una particolare attenzione verso alcuni indicatori: inflazione, tassi di interesse, consumi ed export. Dall’analisi degli ultimi dati disponibili, si evidenzia in generale una situazione ‘sospesa’ in vista del prossimo autunno. Ma vi sono senz’altro segnali incoraggianti quali, ad esempio, la tenuta del PIL regionale (+1,4%, secondo le proiezioni dello scorso luglio). Nel 2023 il Pil del Veneto dovrebbe risultare superiore al livello del 2019, con un incremento in quattro anni di 2,8 punti percentuali. Per il 2024 si prospetta un Pil regionale ancora in crescita (+1,0%), anche se in misura più contenuta rispetto al dato del 2023.
Nell’ultimo periodo la dinamica dei prezzi si è stabilizzata: tuttavia, ad agosto 2023 l’inflazione in Veneto fa comunque registrare un +5,2% rispetto allo stesso mese del 2022. Considerando invece i primi otto mesi del 2023, i prezzi in Veneto sono mediamente cresciuti del +7,1%: nel 2023 la dinamica dei prezzi è guidata da Beni energetici (+12,9%), Alimentari e bevande (+11,8%) e Servizi ricettivi (+7,9%).
I Consumi (+1,6% in miglioramento rispetto alle stime di aprile) sono tornati sostanzialmente ai livelli precedenti la pandemia (-0,3% rispetto al 2019). Per il 2024 si profila una ulteriore crescita dei consumi in Veneto (+1,3%), di poco inferiore ai valori del 2023.
Si conferma la crescita dell’export, nonostante le varie criticità sul piano internazionale e dei costi energetici. Nello specifico, nel primo semestre 2023 si è registrata una crescita del +3,2% rispetto a gennaio-giugno dell’anno scorso. Le variazioni nei primi sei mesi del 2023 rispetto allo stesso periodo del 2019 attestano una crescita del 30%.
Preoccupa moltissimo – sia sul fronte imprese che sul versante famiglie – la crescita dei tassi di interesse che non accenna ad arrestarsi. Tra luglio 2022 e luglio 2023 i tassi di interesse sui prestiti alle imprese (fino a 1 milione di euro) sono aumentati di 3,49 punti percentuali. Un peso enorme da sostenere che potrebbe inficiare i segnali positivi registrati in questi ultimi mesi e che, per quanto riguarda le imprese nello specifico, potrebbe appunto gravare sulla capacità di fare investimenti in un momento nel quale la stretta creditizia, come evidenzia anche la Banca d’Italia, colpisce particolarmente le piccole e micro imprese.
I Saluti
Ha salutato in apertura dei lavori, Francesca Nieddu Direttore Regionale Veneto Est e Friuli-Venezia Giulia Intesa Sanpaolo: «Intesa Sanpaolo crede fortemente nel valore delle persone, da quelle che lavorano nella nostra banca, a quelle che mandano avanti e fanno grandi le nostre imprese e che formano le comunità territori, con le loro tradizioni e unicità. Le imprese artigiane sono una risorsa fondamentale per il tessuto economico del Veneto, integrando la tradizione con l’innovazione digitale e formando le filiere che fanno grande l’export dei nostri distretti. Il nostro programma Sviluppo Filiere, ad oggi conta, per la Direzione regionale Veneto Est e Friuli-Venezia Giulia, 83 contratti, coinvolgendo circa 1.150 fornitori, per un giro d’affari di circa 10,5 miliardi. Sosteniamo le imprese che investono in una crescita sostenibile: il benessere delle persone si traduce, infatti, in maggior produttività e redditività per l’azienda. Perciò abbiamo creato un programma di welfare, anche per le piccole imprese, che offre polizze collettive per gravi malattie arrivando a coprire, per la nostra Direzione Regionale, oltre 4.500 dipendenti.»
Gli interventi
«La nostra regione – ha spiegato nel suo intervento il Presidente CNA Moreno De Col – ha negli anni purtroppo perso competitività nei confronti dei principali paesi europei e presenta dati di crescita molto inferiori rispetto a regioni europee assimilabili per struttura socioeconomica. Come CNA ci chiediamo: il Veneto potrà tornare ad essere locomotiva d’Italia? Personalmente mi sento di essere ottimista, ma i passi da fare sono molti e complessi: è necessario sostegno nella transizione ecologica e digitale delle imprese; superamento della partita Superbonus e risoluzione del problema dei crediti incagliati; attuazione di una nuova politica di incentivi per la riqualificazione sismica ed energetica del patrimonio edilizio esistente anche in attuazione della direttiva green dell’Europa. E ancora, sostegno al settore automotive che sta subendo una trasformazione epocale; attuazione del programma inserito nel PNRR su proposta della CNA per l’autoproduzione energetica mediante l’utilizzo del fotovoltaico sulle coperture dei fabbricati produttivi.»
«A livello regionale – ha aggiunto il Segretario CNA Veneto Matteo Ribon – si guarda ai fondi europei quali volàno per attuare interventi strutturati di riconversione di interi settori strategici. Ma la richiesta è precisa: sono necessarie politiche industriali e regionali per sostenere l’Italia, secondo paese manifatturiero d’Europa. L’Export si è dimostrato elemento trainante anche durante la pandemia, ma i fronti aperti sono comunque molti: la Via della Seta, i rapporti con la vicina Africa, il raggruppamento dei nuovi paesi emergenti BRICS. Quali sono i mercati nei quali il Governo intende investire per rafforzare ulteriormente l’export? Necessario studiare una vera politica regionale e nazionale di accompagnamento delle nostre imprese sui mercati esteri che supporti gli attuali investimenti.»
«Più di ogni cosa – ha ripreso il Presidente De Col – è necessario declinare le politiche e le direttive europee secondo la realtà del nostro Paese, e cioè delle nostre piccole e micro imprese. Ciò significa, tra gli altri interventi, aggiornare la Legge quadro che ormai ha quasi 40 anni. E per quanto riguarda il Veneto, portare a compimento il percorso di autonomia per lo sviluppo. A breve ci saranno le elezioni in Europa: presenteremo un programma di istanze strategiche per il rilancio del Nordest funzionale a concretizzare un patto di attuazione delle politiche europee.»
«Per affrontare la competizione globale – ha chiosato il Segretario Ribon nel suo intervento – bisogna trasformare i distretti produttivi in filiere e il Veneto deve poter scegliere su quali puntare; entrare attivamente in una proficua dinamica di relazione con gli altri territori. Ma per fare ciò la politica regionale deve tornare a fare squadra con le parti sociali rafforzando i legami con i territori vicini, Friuli-Venezia Giulia, Trentino-Alto Adige, Emilia-Romagna e Lombardia, per rilanciare il Nordest quale realtà produttiva competitiva nel contesto europeo, in grado di affrontare da macroarea trainante le trasformazioni che ci attendono. In questo momento, infine, dobbiamo considerate opportunità e rischi dell’Intelligenza Artificiale: è un utile strumento che va utilizzato e governato dalle persone per non snaturare ciò che ha fatto grande nel mondo il nostro Made in Italy.»
Il Presidente Nazionale CNA Dario Costantini ha concluso: «In una bottega artigiana, nel capannone di una piccola impresa le persone sono esseri umani, non dipendenti, che magari si ambisce a sostituire con un robot, quale è il caso delle imprese moloch. La piccola impresa è un microcosmo sociale dove non si possono evitare le relazioni inter-personali né lo si vuole. Il dipendente è un collaboratore, un capitale umano, che nessun imprenditore si può permettere di perdere, vuole perdere. E quindi fa di tutto per trattenere con sé. L’artigiano, il piccolo imprenditore, gestisce le relazioni di lavoro come fossero relazioni familiari. Non ha paura di farsi influenzare dal collaboratore, familiare o no, anzi: la contaminazione è un valore aggiunto. Di conseguenza, nel contesto aziendale vedrà l’altro prima di tutto come un essere umano. E proprio l’umanità dei rapporti è il collante e uno dei fattori di successo di artigiani, micro e piccole imprese. Probabilmente, proprio il fattore umano può diventare la leva per far diventare l’artigianato attraente per i giovani, che lo guardano come un residuo del passato, poco moderno, quando invece mette al centro della sua azione l’uomo e le donne, li valorizza, li esalta.»
Le istituzioni
«Condivido la grande sfida che deriva dalla certezza che il nostro artigianato non può che ritrovarsi nelle persone – ha commentato il Presidente della Regione Veneto Luca Zaia –. Così è diventato grande e così si affermerà ulteriormente. La Regione lo ha anche sottolineato con la creazione del logo di Maestro Artigiano. L’ultima, in ordine di tempo, delle iniziative con cui è stata data concretezza a una specifica legge regionale che interviene sulla disciplina del settore, con lo scopo di valorizzarlo. Abbiamo la convinzione che l’artigianato continuerà ad essere un elemento di forza della nostra economia; un universo imprenditoriale che, dati alla mano, ci dice che è il modello produttivo che ha saputo maggiormente rispondere alla crisi. Un modello della nostra regione: oltre un terzo delle 122 mila imprese sono artigiane con il 94 per cento che hanno meno di 9 dipendenti. La persona è uno dei suoi valori fondamentali.»
Il Viceministro del Made in Italy Valentino Valentini in collegamento: «La contrapposizione tra le piccole e le grandi aziende, tra l’industria e l’artigianato è falsa e anacronistica. L’eccellenza del Made in Italy non dipende dalle dimensioni dell’impresa, né corrisponde ad un concetto geografico. Si tratta invece di una cifra qualitativa composta da imprenditorialità, impegno personale, etica, vicinanza ai propri lavoratori ed ai propri territori, di trasmissione intergenerazionale di saperi, valore e valori, di conoscenze e di ricchezza. Questo ha fatto la nostra forza e questo intendiamo preservare attraverso il Fondo Strategico Nazionale del Made in Italy, il riordino degli incentivi, la nuova Industria 5.0, il supporto alla formazione per coniugare e trasferire le conoscenze classiche e accademiche con i “saperi tradizionali” e le capacità manuali, maestrie che fanno parte del DNA dell’artigianato. Non solo, ritengo opportuno vengano messi punti fermi anche sulla valorizzazione del lavoro e della contrattazione collettiva per massimizzare e tutelare i lavoratori, evitando però che lo Stato si sostituisca ai datori di lavoro e alle parti sociali. Crediamo che lo strumento della negoziazione tra le parti sociali e della contrattazione collettiva sia un pilastro costituente del modello di relazioni industriali del nostro Paese, e che quindi non solo non vada demolito, ma occorra uno sforzo – se necessario anche di tipo normativo – per ampliare e migliorare la rappresentanza e la capillarità dei contratti collettivi nazionali.»