Pasqua: vendite dolci artigianali in calo, colombe -20%, uova cioccolato -30%

Covid19, pasticcerie, cioccolaterie e gelaterie del Veneto provano a resistere ai contraccolpi economici dettati dall’emergenza. Un’impresa non facile per i 1500 laboratori artigianali del Veneto che danno da lavorare a 6mila e 600 persone. Chiusi al pubblico e con uno spazio di tempo a disposizione molto ristretto per poter organizzare con sistematicità la consegna a domicilio, gli artigiani del settore rischiano un calo della produzione che potrà arrivare fino al 50 per cento. Nonostante questo c’è chi ha provato nel rispetto dei decreti a rispettare gli ordini effettuati già mesi fa. Ma le difficoltà restano evidenti: “Come nel caso della classica ‘colomba’ – dichiara Victor Fant Presidente di CNA Agroalimentare – Mediamente si troverà su sei tavole italiane ogni dieci, ma la tendenza sarà quella di acquistare prodotto industriali, fatti arrivare prima ancora dell’emergenza. La vendita del prodotto artigianale rispetto al 2019 calerà del 20 per cento: ad aumentare invece saranno i dolci fatti in casa. La tradizione dunque si rispetta, ma senza i prodotti degli artigiani”.

Victor FantPresidente di CNA Agroalimentare

Le cose non vanno meglio al classico uovo pasquale: “Il calo delle vendite sarà di circa il 30 per cento – sottolinea Fant – In questo caso la produzione artigianale si è praticamente azzerata. Un colpo fortissimo. Rischia di essere letale per molti piccoli produttori che in queste festività realizzavano tra un quarto e un terzo del loro fatturato. Sul fronte del cioccolato, peraltro, la produzione industriale non ha recuperato la fortissima riduzione artigianale. Colpa del taglio ai consumi di beni non indispensabili. E della riduzione degli spazi dedicati ai prodotti non di prima necessità nelle superfici commerciali, per rispettare le misure di sicurezza e in particolare la distanza tra i clienti”.

C’è poi la questione legata alle attività che oltre al laboratorio hanno annesso anche il bar: “Il decreto Chiudi Italia purtroppo non ha tenuto conto di alcuni casi specifici: alcuni colleghi non hanno potuto fare altro che chiudere. Farlo in questo momento dell’anno significa perdere tra il 30 e il 40 per cento del fatturato. Questo mentre altre attività, giustamente, come panifici, ortofrutta possono invece lavorare. Una disparità di trattamento difficile da comprendere, che speriamo possa essere colmata con il nuovo DPCM e che ci auguriamo possa portare, con le dovute precauzioni, a una riapertura graduale delle attività”.

Nonostante le difficoltà ci sono stati anche artigiani che pur di non buttare il proprio prodotto hanno preferito regalarlo: “Non sono rari i casi di gelaterie che hanno portato il loro dolce al personale in corsia. Ci sono state poi istituzioni ma anche privati che hanno deciso comunque di confermare gli ordini per donare le classiche colombe a persone in difficoltà. Piccoli gesti – chiude il Presidente – che fanno la differenza e ci danno speranza”.