“La rivolta del pane”
Forse non ci troviamo nella condizione della temuta “Rivolta del pane” del 1628 descritta da Manzoni nei “Promessi Sposi”, ma lo scenario non è certo incoraggiante. E quando gli aumenti si riversano su quello che è universalmente considerato l’indicatore economico ed alimentare di base per le famiglie – il pane, appunto – la preoccupazione aumenta.
Di questi giorni la notizia degli ennesimi rincari – si parla di quasi 5,00 euro al chilo a Bologna – già iniziati lo scorso anno con l’aumento dei costi delle materie prime, acuiti poi con l’inizio del conflitto in Ucraina per il blocco delle esportazioni di farine e grano dall’Est, e ora dovuti ai costi insostenibili dell’energia. La filiera grano-pane sempre più in sofferenza, non ce la fa più: negli ultimi dodici mesi, il prezzo medio del gas ha fatto registrare un aumento del + 450% passando da 42 euro MWH di agosto 2021 a 233 euro di agosto 2022; nello stesso periodo, l’incremento del prezzo medio dell’energia elettrica è stato del +383%. L’incidenza dei costi energetici oscilla oggi tra il 5% e il 15%, sostanzialmente il doppio rispetto al 2021.
Nei primi 7-8 mesi del 2022 i costi energetici sostenuti dalle imprese sono in molti casi triplicati rispetto allo stesso intervallo temporale del 2021, in generale per tutte quelle attività che lavorano a ciclo continuo con macchinari alimentati ad energia elettrica o con forni a gas come i panificatori: in Veneto circa 1.500, concentrati per lo più nelle province di Venezia (319), Padova (267), Treviso (262).
«Più volte CNA ha segnalato che le piccole imprese italiane spendono per l’energia più dei loro consimili all’estero e dei competitors più grandi a livello nazionale – riflette il Presidente CNA Veneto Moreno De Col – a causa dell’impatto dei costi di produzione, soprattutto quelli energetici, sulle imprese del settore dell’arte bianca: costi di carburante, costi del lavoro, delle materie prime – a partire dalle farine, dall’olio, e da altri prodotti alimentari -. Si aggiungano i costi dovuti all’applicazione dei protocolli per garantire la sicurezza sanitaria sia per i clienti che per gli addetti e agli imballaggi. In definitiva: i costi di gestione per i panificatori sono aumentati a dismisura.»
In media un chilo di pane dal fornaio costava 3,1 euro. Secondo i dati Ismea, l’Italia importa il 65% di frumento tenero e circa il 35% di frumento duro. Nel 2021 il prezzo del pane era già lievitato del +3,3% e già le previsioni davano incrementi superiori al +10% per il 2022. Solo nel mese di agosto scorso il pane nel Comune di Verona è aumentato del 12,3% rispetto all’anno precedente e del +0,9% rispetto al mese di luglio; a Venezia aumenti del 12,6% rispetto al 2021 e del +1,1% rispetto a luglio; il Comune di Padova detiene il primato degli aumenti con un +14,3% rispetto allo scorso anno e con un +2.0% da luglio.
Una situazione insostenibile che potrebbe causare un rischiosissimo stallo per la produzione con conseguenze per il tessuto economico artigiano del settore, per le imprese e per le famiglie.
Le PMI della filiera sono tra incudine e martello: i rincari da un lato e la burocrazia che rallenta molte delle iniziative che gli artigiani stanno cercando di intraprendere per aumentare la loro sostenibilità, in particolare per le attività produttive situate nei centri storici.
«Questa dinamica legata all’inflazione ci preoccupa – conclude il Presidente CNA Veneto De Col – perché il potere d’acquisto delle famiglie sta calando e già assistiamo a un blocco dei consumi, anche se i rincari dell’energia e delle altre materie prime, solo in parte sono stati fatti ricadere sulle tasche dei consumatori. Va ribadito ancora una volta un concetto espresso nella nostra recente Assemblea Regionale di CNA Veneto: l’economia del Veneto così saldamente legata alle attività delle PMI non può prescindere dalla vita delle famiglie. L’equazione è semplice: maggiori costi significa minori consumi e attività artigianali sempre più a rischio. È soprattutto sul fronte del “caro energia” che i panificatori si attendono interventi di aiuto urgenti e di largo respiro, in quanto questo settore risente più di altri dei rincari energetici.»
«Necessarie riforme strutturali per agevolare le imprese – aggiunge il Segretario CNA Veneto Matteo Ribon – dalla estrazione degli oneri di sistema alle agevolazioni per le imprese non-energivore; riformare il mercato elettrico e del gas per favorire condizioni più favorevoli di mercato; garantire strumenti che possano incentivare a tutti i livelli anche piccoli interventi di autoproduzione come ad esempio le Comunità Energetiche sulle quali già da tempo come CNA Veneto puntiamo la nostra attenzione. Oltre ad interventi strutturali – chiosa Ribon – richiediamo in particolare una calmierazione del caro energia per le imprese di panificazione – sulle quali, nello specifico, il costo dell’energia incide più che in altre attività – che si concentri sul mantenimento e rafforzamento dei crediti d’imposta sui costi di gas ed elettricità; su rateizzazioni che rendano accessibile il prosieguo delle attività delle PMI; sul sostegno all’autoproduzione mediante crediti d’imposta per l’installazione di impianti ad energia rinnovabile. Auspichiamo che il nuovo governo e la Regione riprendano i tavoli con le Parti Sociali, uniche in grado di indirizzare gli aiuti.»