Il lavoro strumento di rivalsa contro la violenza economica sulle donne

È dal 1999 che, per volere dell’ONU, ogni anno il 25 novembre si celebra la Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Una giornata simbolica, ma soprattutto un monito per ricordare che questa violenza è ancora realtà troppo diffusa.

Donne e lavoro

Per quanto riguarda i dati sull’occupazione al femminile l’Italia purtroppo è praticamente in fondo alla classifica rispetto ai paesi europei. I dati veneti sulla partecipazione femminile al mondo del lavoro e dell’impresa sono in linea con i trend nazionali: solo il 27% delle imprese in Veneto è infatti a guida femminile; di queste imprenditrici solo il 4,6 ha meno di 30 anni. Va leggermente meglio l’analisi dei dati delle donne occupate che rappresentano il 42% degli occupati totali; mentre solo il 56% delle donne in età lavorativa è occupata (dati Eurostat 2020).

Ad uno scenario non troppo incoraggiante si aggiungono gli effetti della pandemia: le donne sono state le prime a perdere la propria occupazione, accanto ai titolari di impresa e alle partite IVA. Un impatto notevole con il quale, sebbene si stiano manifestando segnali di ripresa, è necessario confrontarsi. Una voce importante e l’impegno su questo tema arriva dal Coordinamento Regionale CNA Impresa Donna Veneto la cui Presidente è l’imprenditrice Rosy Silvestrini e del quale fanno parte le imprenditrici: Barbara Allibardi (Venezia), Moira Fontana (Belluno), Ilaria Pempinella (Treviso), Simonetta Pregnolato (Rovigo), Elisabeth Sarret (Veneto Ovest), Cinzia Fabris (Veneto Ovest) e Gian Carla Tasso (Padova).

«In questa Giornata che desidera affermare con vigore la necessità di intervenire per eliminare ogni forma di violenza contro le donne, riflettere su questi dati risulta imperativo – afferma il Coordinamento Regionale CNA Impresa Donna Veneto – la dipendenza economica dal proprio partner è uno dei fattori da non sottovalutare che spinge purtroppo molte donne a non interrompere le relazioni violente nelle quali si trovano, ostacolando di fatto la loro uscita da situazioni di violenza domestica. L’emancipazione socio economica femminile, quindi, rappresenta un tassello importante nella lotta a questo fenomeno aberrante».

A confermare la stretta spirale fra violenza e dipendenza economica anche la fotografia proposta dall’ultimo report disponibile di D.i.Re – Donne in Rete contro la violenza (2020): solo il 36% delle donne che si rivolge ad un centro antiviolenza può contare su un reddito sicuro e del restante 64%, purtroppo, circa la metà è a reddito zero. Oltre alle violenze psicologica e fisica infatti, una donna su tre è anche vittima di “violenza economica”, un tipo di violenza riconosciuta e ratificata nella Convenzione di Istanbul del 2011 all’articolo 3: “L’espressione “violenza domestica” designa tutti gli atti di violenza fisica, sessuale, psicologica o economica che si verificano all’interno della famiglia o del nucleo familiare o tra attuali o precedenti coniugi o partner.”

«Favorire l’inserimento lavorativo delle donne ha un ruolo fondamentale nella lotta alla violenza di genere. Per questo è importante che le istituzioni e le parti sociali tutte continuino a lavorare sempre più convinte in questa direzione. È molto positivo che nel PNRR vi siano specifici passaggi sulle donne e sulle lavoratrici autonome e che siano previste, per loro, le determinate linee di intervento. Per parte nostra, ci faremo trovare pronte nel momento in cui le riforme troveranno attuazione. Da tempo, infatti – conclude il Coordinamento Regionale CNA Impresa Donna Veneto – dimostriamo il nostro impegno sia attraverso la partecipazione attiva all’interno di tutti i contesti in cui si tutela, si valorizza e si incentiva la presenza femminile al mondo dell’impresa e del lavoro, sia attraverso l’erogazione di servizi specifici che supportino le donne che vogliono mettersi in proprio. Va sottolineato come spesso accada che le donne, tra le numerose difficoltà che affrontano nel mondo del lavoro, si trovino anche ad affrontare la disparità di trattamento salariale. Il nostro obiettivo è proseguire in questa direzione.»