Insieme al nuovo EBAV via libera all’accordo regionale Fondo Nuove Competenze
Trent’anni (31 per la precisone) sono passati da quel dicembre 1989 quando le associazioni artigiane venete (Confartigianato e Cna a cui si aggiunse successivamente la Casartigiani) sottoscrissero con CGIL CISL e UIL un accordo regionale, allora unico nel suo genere, per l’avvio di un ente bilaterale (EBAV) che coniugasse prestazioni rivolte ai lavoratori nel campo sociale ed assistenziale assieme al sostegno allo sviluppo delle micro e piccole imprese. Un ente antesignano nell’erogazione del welfare contrattuale, valore oggi oramai acquisito da tutti gli altri comparti, nato allora sulla base di una “intuizione” che ha avuto la capacità di leggere il futuro. Una “intuizione” che ha portato lontano diventando punto di riferimento per molti altri enti bilaterali.
I numeri sono eloquenti. Più di 35mila imprese artigiane aderiscono attualmente ad Ebav per un totale di 156mila dipendenti; in questi anni più 360 Milioni (in euro) sono stati erogati a lavoratori, lavoratrici ed aziende sulla base delle regole fissate dalla contrattazione collettiva regionale. Altri strumenti bilaterali sono stati nel frattempo promossi tanto da creare un sistema di welfare collettivo artigiano veneto unico ed originale tra cui SaniInVeneto, il Fondo Regionale per l’Assistenza Sanitaria Integrativa. L’accordo di allora, il cui significato andava ben al di là dell’istituzione di Ebav, prevedeva una “scadenza statutaria” dell’Ente posta al 31 dicembre 2020.
Per questo oggi, giusto 31 anni dopo, le parti (Confartigianato, Cna e Casartigiani per la parte datoriale e CGIL, CISL e UIL per la parte sindacale) non solo hanno rinnovato l’accordo sull’Ente Bilaterale, dando un segnale di continuità che ai tempi nostri non ha eguali, ma anche introdotto significative novità qui descritte in maniera sintetica:
- Introduzione di meccanismi di semplificazione sui servizi e di razionalizzazione della struttura;
- Rafforzamento delle prestazioni di primo livello in essere legate rispettivamente alla situazione sociale del lavoratore ed allo sviluppo dell’impresa;
- Istituzione di nuove prestazioni di secondo livello dedicate all’inclusione sociale (verso i lavoratori ed i datori di lavoro);
- Rilancio della contrattazione regionale in particolare sulla gestione dei fondi categoriali
- Nuova prospettiva di lavoro sul territorio attraverso progetti condivisi di welfare territoriale
- Grande attenzione alla governance dell’ente per affrontare le sfide dei prossimi vent’anni.
“L’attenzione delle Parti durante il negoziato sull’accordo –affermano Roberto Boschetto Presidente Confartigianato Imprese Veneto, Alessandro Conte Presidente CNA del Veneto e Franco Storer Presidente Casartigiani assieme a Christian Ferrari CGIL Veneto, Gianfranco Refosco CISL Veneto, Roberto Toigo UIL Veneto- si è soffermata sul fatto di rendere Ebav sempre più attuale mantenendo i valori originari di mutualità, solidarietà e sussidiarietà. Le innovazioni apportate nascono dalla consapevolezza degli interessi comuni tra lavoratori e datori di lavoro, metodo cui nessuna delle parti ha voluto rinunciare. Le nuove relazioni sindacali, alla base della nascita di Ebav, sono ridiventate l’asse portante su cui si fonda l’accordo stesso. E’ ovvio che il mondo sia cambiato profondamente in questi 30 anni ed Ebav ha avuto in passato la capacità comunque di operare i cambiamenti necessari. In questo caso è stato dato un colpo di acceleratore definitivo: Innovazione telematica, nuove prestazioni, razionalizzazione della struttura e semplificazione sono alcuni ingredienti su cui si è costruito l’accordo finale che andranno a trasformare profondamente l’Ente. Siamo consapevoli delle sfide che dovremo affrontare e riguardo allo sviluppo futuro abbiamo identificato tre ulteriori elementi: rafforzamento della governance dell’ente, ruolo sul territorio attraverso progetti condivisi di welfare territoriale e rilancio della contrattazione regionale di categoria. L’accordo del 4 dicembre 2020, che spalanca le porte al futuro di Ebav, è una tappa sul percorso del Nuovo Ebav: entro dicembre 2021 sarà completata la messa a punto delle novità introdotte o e da gennaio 2022 il nuovo Ebav sarà in grado di essere operativo. Per altri vent’anni di presenza significativa sul territorio veneto”.
E’ bene ricordare che l’accordo del 1989 andava ben oltre la nascita di EBAV. In un periodo ancora caratterizzato da tensioni sociali, nel Veneto antesignano si facevano le prove della concertazione; nel periodo in cui l’impresa era al centro della contrattazione, assumeva importanza il territorio quale centro alternativo delle relazioni. Mutualità, solidarietà e sussidiarietà erano a fondamento dell’azione delle parti. Insomma il Veneto artigiano cominciò a disegnare un percorso che diventò punto di riferimento per tutta Italia: nuove relazioni sindacali è stato il mantra che ha accompagnato la riforma.
Eppure il 1989 sembra un altro mondo: eravamo ancora nel periodo della guerra fredda e non si erano sopiti gli echi della caduta del muro di Berlino, in Italia la prima Repubblica, fondata sui vecchi partiti, cominciava a sentire gli scricchiolii, l’introduzione dell’euro era ben lungi da essere completata.
“Bisognava avere quell’”immaginazione” rivolta al futuro, per riuscire a scommettere in grande –concludono i sei soci-. Eppure quell’immaginazione ha portato lontano. Ad inizio 2021 le Parti Sociali del Veneto presenteranno ulteriori proposte sul mercato del lavoro”.
Il Fondo Nuove Competenze istituito dal Decreto Rilancio con una dotazione di 730 milioni è stato (purtroppo) pensato dal Governo per le grandi imprese e per un modello di relazioni sindacali di impianto fordista. Secondo i primi dati del Ministero del Lavoro le istanze di accesso al Fondo in Italia sono in tutto 54, riguardano 47.285 lavoratori e oltre 4 milioni di ore di formazione per un totale di 96,8 milioni di spesa già autorizzati. La prima preoccupazione delle Parti Sociali Regionali, di fronte a questo disegno, è stata quella di favorire l’accesso al Fondo alle imprese della rappresentanza artigiana che costituiscono la spina dorsale della nostra Regione, evitando che quei 730 milioni diventassero patrimonio esclusivo della grande impresa. Da qui la sottoscrizione dell’Accordo sul Fondo Nuove Competenze per gli occupati. Ma non solo questo. Le Parti si sono fatte anche promotrici di un’azione positiva rivolta alla Regione e alle rispettive confederazioni nazionali con l’obiettivo di rafforzare la dotazione di risorse pubbliche in favore degli investimenti in capitale umano per la piccola impresa, prevedendo uno stanziamento dedicato di risorse e l’introduzione di tetti massimi di spesa per impresa.