Energia e gas alle stelle, per le imprese si profila una ‘tempesta perfetta’
Pochi giorni dall’inizio del nuovo anno che, per l’economia e per le Piccole e Medie imprese si preannuncia un annus horribilis, e non solo per le ricadute legate alla ondata Omicron del Covid 19. Alle conseguenze nefaste derivate da due anni di pandemia si aggiunge la questione dei rincari delle materie energetiche che in pochi mesi sta travolgendo – anzi stravolgendo – l’attività produttiva delle piccole e micro imprese venete.
Gli aumenti
Rispetto al primo trimestre del 2021, le piccole imprese pagano l’energia elettrica il 75,6% in più ed il gas addirittura il 133,5% in più rispetto alle grandi imprese che ricevono forniture su misura (dati Eurostat). Secondo i dati riportati dal Consorzio Ape di CNA Padova, per quanto riguarda l’Energia Elettrica la media dei prezzi dal primo semestre al secondo semestre del 2021 mostra un aumento pari al triplo: da 0,0669 euro a KW a 0,1830 euro a KW, con una differenza del 500% rispetto al prezzo minimo e al prezzo massimo tra i due semestri (da 0,0565 euro/KW a 0,2812 euro/KW).
E per il gas naturale la situazione non è certo migliore: valore triplicato tra primo e secondo semestre 2021 (da una media prezzi di 0,2095 a metro cubo, a 0,6520 euro a metro cubo); dal 2020 al 2021 il prezzo del gas naturale è quadruplicato (da 0,1005 euro per mc a 0,4147 per mc) con una differenza tra prezzo minimo 2020 e prezzo minimo 2021 pari al 2.000%.
La riflessione sulle cause
Ci troviamo dinanzi a delle vere e proprie anomalie dei mercati energetici che paiono non essere un fenomeno passeggero, ma un vero e proprio tsunami che sta travolgendo l’economia nazionale e veneta, legato ad alcuni fattori specifici.
Dal mese di giugno del 2021 si è creata una sorta di ‘tempesta perfetta’ che ha dato origine a queste anomalie: la scarsità delle scorte di gas naturali dovute ad una difficoltà di ricevere approvvigionamenti di gas metano dalla Russia in tensione politica con l’Ucraina; la riduzione della produzione nazionale di gas da 20 miliardi di metri cubi annui di circa 3 anni fa, sino agli attuali 4 miliardi; l’aumento del valore dei Certificati CO2, titoli che l’Europa impone di acquistare alle industrie inquinanti comprese quelle che producono energia, il cui prezzo è cresciuto di oltre 10 volte rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, con una conseguente ripercussione sul valore dell’energia venduta.
L’attuale direzione intrapresa verso una politica di transizione ecologica volta alla dismissione di produzione di energie non rinnovabili (nucleare, carbone e gas), non contempla, tuttavia, alternative immediatamente utilizzabili. E dato che la situazione politica russa non sembra mostrare veloce soluzione, il timore tutt’altro che infondato, è che questi aumenti potrebbero divenire strutturali e perdurare per un arco di tempo estremamente lungo. Ora è quanto mai necessario intraprendere con decisione la strada delle energie alternative.
Le istanze di CNA Veneto
«A fronte di questa situazione – afferma Moreno De Col Presidente di CNA Veneto – la Confederazione regionale ritiene vadano attuate, nel minor tempo possibile, ulteriori compensazioni da parte dello Stato rispetto a quelle previste dai recenti decreti per quanto riguarda oneri e costi. Da questo punto di vista la Regione può farsi vettore importante per evidenziare, in ogni sede istituzionale possibile, le difficoltà che le imprese di alcuni settori del manifatturiero stanno vivendo.»
«Per quanto riguarda i settori sui quali questa situazione è particolarmente impattante – aggiunge il Segretario CNA Veneto Matteo Ribon –, al momento, per il settore meccanico, la filiera del comparto casa, la filiera agroalimentare, l’artigianato artistico con in particolare le vetrerie veneziane e i laboratori di ceramica tutte imprese particolarmente energivore, l’aumento dei costi dell’energia sommata alla difficoltà di reperimento delle materie prime sta davvero creando ‘la tempesta perfetta’. Per quanto riguarda infatti la questione legata alla penuria di materie prime – prosegue Ribon –, dai segnali che ci giungono in questo momento a causa dell’aumento dei contagi del comparto asiatico e con un imminente blocco delle attività portuali relativamente ad alcuni snodi cinesi, il rischio di carenza di materie e di ulteriore aumento dei costi è particolarmente reale. Questa fase purtroppo potrebbe perdurare per i primi mesi dell’anno. Per questo è quanto mai opportuno che vi siano interventi ad hoc da parte del Governo per sostenere le nostre imprese. Da parte nostra – conclude il Segretario CNA Veneto Ribon – abbiamo già sollecitato i parlamentari veneti di riferimento.»