Demografia, occupazione e previdenza: l’Italia nel contesto europeo
Invecchiamento e bassa natalità
Secondo uno studio di CNA Area Studi e Ricerche, l’Italia è oggi il Paese più anziano d’Europa. L’aspettativa di vita ha raggiunto 83,5 anni, tra i valori più alti del continente, ma il tasso di natalità è tra i più bassi con appena 1,2 figli per donna. La combinazione di longevità elevata e denatalità spinge l’età media a 48,7 anni e fa crescere il peso della popolazione anziana. Questo fenomeno rappresenta una sfida per la sostenibilità del sistema previdenziale, già oggi gravato da una spesa pensionistica che incide sul PIL per il 15,5%, un primato europeo non invidiabile.
Un sistema pensionistico sotto pressione
Negli ultimi decenni l’Italia ha introdotto diverse riforme per contenere i costi previdenziali, passando dal sistema retributivo al contributivo e innalzando progressivamente l’età pensionabile. Tuttavia, il solo aumento dell’età di uscita dal lavoro non basta. La sostenibilità del sistema dipende infatti dal numero degli occupati e dalla durata complessiva della vita lavorativa.
Vita lavorativa più breve in Italia
I dati Eurostat mostrano che la vita lavorativa media degli italiani si ferma a 32,8 anni, il secondo valore più basso in Europa dopo la Romania. In Paesi come Germania, Danimarca, Svezia e Paesi Bassi si lavora mediamente per almeno 40 anni. La causa principale è il ritardato ingresso dei giovani nel mercato del lavoro: nel 2024 solo il 4,7% dei posti di lavoro in Italia era occupato da under 25, contro il 10,1% della Germania e il 9,1% della Francia. Questa difficoltà non solo riduce i contributi previdenziali ma mette a rischio la continuità del sistema produttivo.
Il ruolo delle micro e piccole imprese
In un quadro segnato da criticità emerge un dato positivo che riguarda le micro e piccole imprese. Secondo l’Istat, nelle aziende con meno di dieci addetti il 22,4% dei dipendenti ha meno di 30 anni, una quota più che doppia rispetto alle grandi imprese con oltre 250 addetti, dove gli under 30 rappresentano appena il 12%. Queste realtà, da sempre autentiche palestre di formazione, si confermano come un presidio fondamentale per favorire l’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro, trasmettere competenze e contrastare la deindustrializzazione e lo spopolamento, soprattutto nel Mezzogiorno.
L’Italia appare sempre più come un Paese segnato da contraddizioni: da un lato una qualità della vita che consente di vivere a lungo, dall’altro poche opportunità per i giovani e un sistema pensionistico sotto pressione. Affrontare questa sfida richiede politiche attive per l’occupazione, percorsi formativi mirati e un sostegno concreto alle imprese che favoriscono l’ingresso dei giovani nel mercato del lavoro. Solo così sarà possibile trasformare l’invecchiamento demografico da fattore di crisi a opportunità di crescita sostenibile.