L’impatto del Covid-19 sull’economia del territorio e il confronto con l’Europa
Presentati stamani in conferenza stampa CNA Veneto, gli aggiornamenti relativi al terzo Focus 2021 sull’impatto del Covid 19 sull’economia del territorio raffrontati con quelli delle principali regioni europee, secondo quanto emerso dallo studio effettuato dall’Osservatorio Economia e Territorio per CNA Veneto condotto dal Centro Studio Sintesi. (Il precedente Focus è stato presentato nel febbraio 2021).
Come di consueto il report dell’Osservatorio è in due parti: la prima dedicata al monitoraggio dell’impatto del Covid sugli scenari economici rispetto a 10 indicatori – PIL, CONSUMI, INVESTIMENTI, TOTALE IMPRESE ATTIVE, IMPRESE ARTIGIANE, NUOVE IMPRESE ISCRITTE, IMPRESE CESSATE, OCCUPATI, C.I.G., EXPORT – mediante analisi trimestrale nonché una comparazione con il PIL delle principali regioni europee con le quali è necessario confrontarsi; la seconda parte ha analizzato le previsioni di ripresa attraverso due approfondimenti: il percorso già intrapreso da molti comparti della PMI per quanto riguarda la Transizione ecologica e tutto il settore Turismo con le filiere collegate, che deve essere ripensato per poter ripartire.
«Dobbiamo confrontarci con l’Europa e puntare tutta l’attenzione ai due asset che potranno rappresentare i cardini della ripresa economica del Veneto: transizione ecologica ed energetica, e turismo – afferma Alessandro Conte, Presidente CNA Veneto –. Per quanto riguarda la transizione ecologica la piccola e media impresa ha già iniziato il percorso con filiere che si muovono in questa direzione con l’adozione di strumenti quali il Superbonus che sta dimostrando tutte le sue potenzialità operative per quanto riguarda il comparto Casa, e l’istituzione delle Comunità Energetiche, incentivo importantissimo per diffondere la cultura green oltre che reale opportunità di risparmio. Il settore del turismo deve invece essere completamente ripensato. Abbiamo visto come la pandemia abbia provocato gravissime conseguenze su questo comparto e come la limitazione di movimento per il contenimento del Covid abbia costretto a rivedere completamente il concetto di turismo degli ultimi anni. Ora ci si trova ad un Punto Zero che richiede nuove azioni ma soprattutto nuova mentalità per ridare slancio ad un settore che è sempre stato trainante per il Veneto. Alla Regione chiediamo di considerarci partner operativo per collaborare alla elaborazione di una nuova strategia e per spingere sulle filiere strategiche aiutandole nella riconversione, tenendo conto che il tessuto della piccola impresa è centrale e nevralgico per la ripartenza della nostra regione, ma anche del Paese.»
«Il comparto manifatturiero, quello energetico, meccanico e le attività di costruzioni, che in Veneto rappresentano complessivamente oltre il 14% del totale delle imprese, hanno già colto le opportunità legate alla transizione ecologica – aggiunge il Segretario CNA Veneto Matteo Ribon –. Ma anche per il turismo le opportunità ci sono: il nostro territorio comprende mare, montagna, laghi, terme, colli. L’oramai prossima estate 2021 sarà il banco di prova per mobilitare ogni tipo di offerta e far ripartire una filiera – settore eventi, cerimonie, ristorazione – in grandissima sofferenza. Dallo Studio dell’Osservatorio emerge come la previsione sul turismo post Covid avvicini ad un modello “a misura d’uomo”, in grado di valorizzare il rapporto con la regione e con le sue ricchezze paesaggistiche e storico-artistiche; un turismo di prossimità legato all’ambito esperienziale per far scoprire, o riscoprire, i gioielli nascosti del nostro territorio.»
Il covid sul Pil 2020: il Veneto e le principali regioni europee
L’Osservatorio, per primo in Veneto, ha analizzato l’impatto del Covid 19 sulle principali economie regionali d’Europa confrontandolo con i dati regionali veneti. Lo Studio evidenzia comeanche per le regioni europee, la pandemia dal punto di vita economico sia stata devastante e senza precedenti, ma che gli altri stati europei hanno contrastato con un PIL in perdita contenuta.
Tra il 2019 e il 2020 il PIL è diminuito ovunque: i Länder tedeschi sono stati gli unici che hanno registrato flessioni più contenute rispetto alle altre regioni europee (Renania Nord Westfalia -4,4%, Baviera -5,5%, Fiandre-11,1%, Baden-Wurttemberg -5,5%, Paesi Baschi -9,7%, Catalogna -13,5%, Comunità Valenciana -10,7%). Il raffronto con le tre regioni italiane oggetto dello Studio riporta le seguenti percentuali: il Veneto ha registrato un PIL in discesa del -8,9%, la Lombardia -9,4%, l’Emilia Romagna anch’essa il -9,0%.Sono dati importanti che CNA Veneto per prima ha analizzato per approntare politiche di ripartenza agganciate all’export e all’Europa.
I 10 indicatori: gli aggiornamenti per il Veneto (elaborazioni su DATI ISTAT, DEF 2021 e PROMETEIA)
Il Covid ha già bruciato 51mila posti di lavoro con un taglio del 2,4%. Per l’export 5 miliardi in meno. Negli ultimi due trimestri 2020 ed in particolare nell’ultima parte dell’anno c’è stata comunque una discreta ripresa con un valore che si è assestato all’incirca al – 8%.
La prima parte dello Studio aggiorna, rispetto al precedente Focus di inizio febbraio, le percentuali di impatto del Covid sui principali 10 indicatori dell’economia del Veneto (PIL, CONSUMI, INVESTIMENTI, TOTALE IMPRESE ATTIVE, IMPRESE ARTIGIANE, NUOVE IMPRESE ISCRITTE, IMPRESE CESSATE, OCCUPATI, C.I.G., EXPORT):
PIL: -8,9%. Per quanto riguarda il Veneto, le ultime proiezioni delineano un quadro economico in leggero miglioramento rispetto alle stime precedenti. Nello specifico, il PIL nel 2020 è diminuito dell’8,9% (stima precedente -9,4%). Per il 2021 si attende una ripresa del PIL del 5,3%, più robusta rispetto alle stime di gennaio, anche se insufficiente a riportarlo ai livelli pre-Covid (-4,1% rispetto al 2019).
CONSUMI: -10,7%. Sulla base delle ultime proiezioni, nel 2020 i consumi delle famiglie in Veneto dovrebbero aver subìto una contrazione del 10,7%, dato che conferma sostanzialmente le stime precedenti (-10,5%). Nel 2021 i consumi dovrebbero crescere del 4,5%, posizionandosi tuttavia ad un livello ampiamente inferiore rispetto a quello del 2019 (-6,7%).
INVESTIMENTI: La dinamica degli investimenti si dimostra particolarmente sensibile all’evoluzione della pandemia; infatti, le ultime stime per il 2020 indicano un calo degli investimenti a livello regionale del -10% (proiezione precedente: -9%). Nel 2021 si prevede una robusta inversione di tendenza di tale aggregato (+9,7%), che si riporterebbe a ridosso dei livelli pre-Covid.
TOTALE IMPRESE ATTIVE: Rispetto al 2019 il numero di imprese attive risulta in flessione (-0,7%), a fronte di una leggera crescita a livello nazionale (+0,2%). IMPRESE ARTIGIANE: – 1,3%.
NUOVE IMPRESE ISCRITTE e IMPRESE CESSATE: Tra gennaio e marzo 2021 si registra un incremento di iscrizioni e cessazioni d’impresa rispetto al trimestre precedente. Rispetto al primo trimestre 2020 il numero di nuove imprese iscritte risulta essere superiore di 266 unità mentre il totale delle imprese cessate fa registrare una flessione di quasi 2.600 unità.
OCCUPAZIONE: Non si ferma la flessione del numero di occupati nel Veneto: nel quarto trimestre 2020 si registra un calo di 17.006 unità. Complessivamente, nel corso del 2020 l’occupazione si è ridotta di oltre 51.500 unità (-2,4% rispetto al livello medio del 2019).
CASSA INTEGRAZIONE: Tra il 2019 e il 2020 il numero di ore autorizzate di cassa integrazione in Veneto è passato da 16,8 a 344,5 milioni, pari ad un incremento di quasi 328 milioni di ore. Dopo il picco del secondo trimestre 2020, il ricorso alla C.I.G. si è sensibilmente ridimensionato; in ogni caso, il dato del primo trimestre 2021 risulta essere superiore di oltre 50 milioni di ore rispetto allo stesso trimestre del 2020.
EXPORT: Prosegue, anche nel quarto trimestre 2020, la ripresa dell’export (+1,5 miliardi di euro); tuttavia, nel 2020 le minori esportazioni per il Veneto ammontano a 5,3 miliardi (-8,2%). Le previsioni annuali sono confortanti: +13,9 per il 2021; +7,9 per il 2022.
Le prospettive per la ripresa
Transizione ecologica
(Elaborazione su dati Istat 2018)
La seconda parte dello studio condotto dall’Osservatorio si concentra sulle prospettive della ripresa che si basano su due cardini. Il primo è la Transizione ecologica. La piccola e media impresa ha già iniziato il percorso con filiere che si muovono in questa direzione, basti pensare all’adozione di strumenti quali il Superbonus che sta dimostrando tutte le sue potenzialità operative per quanto riguarda il comparto Casa, e l’istituzione delle Comunità Energetiche, incentivo importantissimo per diffondere la cultura green oltre che reale opportunità di risparmio.
Nel programma Next Generation Eu (NGEU) strumento decretato alla riparazione dei danni economici e sociali immediati causati dalla pandemia in Europa, il processo di transizione ecologica riveste un ruolo strategico. Un concetto che, come ha sottolineato il ministro Roberto Cingolani, illustrando al parlamento le linee programmatiche del suo ministero, si fonda sull’intima connessione tra Ambiente, Energia e Sviluppo. Nel PNRR del governo italiano la missione 2 «Rivoluzione verde e Transizione ecologica» è la prima per dotazione finanziaria (circa 70 miliardi di euro). Ma si tratta di una trasformazione a tutto campo: un processo che investe molteplici aspetti delle attività umane, come la produzione di beni, l’erogazione di servizi, la mobilità, il modo di costruire abitazioni e città, con indubbi risvolti anche sul piano sociale. Potenzialmente, tutti i settori economici sono destinati ad essere coinvolti da questa trasformazione, che il programma NGEU può concretamente supportare.
Una possibile “griglia di partenza” è rappresentata dalla analisi di alcuni settori suddivisi tra quelli in prima fila vale a dire quelli che possono, da subito, cogliere le opportunità di transizione o che lo stanno già facendo. Tra questi: produzione e fornitura di energia elettrica; ciclo rifiuti; attività di costruzioni; impianti e finitura di edifici; informatica e gestione dei dati; collaudi e analisi tecniche; noleggio di auto e altri beni; cura del paesaggio; riparazioni PC e comunicazione, per un totale di 61.312 unità locali pari al 14,4 del totale regionale (di cui 95% sono microimprese), occupando 181.539 addetti (10,3 del totale regionale, di cui il 58,5% sono occupati in microimprese).
Tra i settori in seconda fila: agroalimentare, legno, carta, fabbricazione di veicoli e componenti, commercio e riparazione di veicoli, motori elettrici e accumulatori, apparecchi per illuminazione, fabbricazione di cablaggi, materiali da costruzione, pari a 19.346 unità locali (pari al 4,5% del totale regionale; l’85,5% sono microimprese; 143.487 addetti, pari al 8,2% del totale regionale; il 31% sono occupati in microimprese).
Turismo: tempi e caratteristiche del Turismo post-Covid
(Elaborazione Dati Regione Veneto)
Secondo asset su cui articolare un programma di ripresa per l’economia del Veneto è rappresentato dal Turismo. La filiera turistica è stata tra le più colpite dalla pandemia se si consideri che il turismo rappresenta uno degli elementi trainanti dal punto di vista economico della regione. Ma il Covid ha dimostrato come sia necessaria una profonda analisi per rivedere la mentalità che ha sostenuto il turismo negli ultimi decenni. I dati del 2020 e le attese per il 2021 dimostrano che si dovrà puntare ad un tipo di turismo meno “spinto” ma egualmente di qualità; più a misura d’uomo e a “chilometro zero”, potenziando e valorizzando l’offerta di quei territori ricchi di natura, arte e storia e sui patrimoni delle città d’arte che rappresentano il plus ed un indiscusso prestigioso biglietto da visita del Veneto in tutto il mondo, e prima di tutto per l’Italia.
Nel 2020 il movimento turistico complessivo si è dimezzato fino a 50%. In Veneto vi è stato un ritorno degli italiani, contestualmente al crollo degli arrivi degli stranieri. Nei mesi di agosto e settembre in Veneto sono stati registrati molti più turisti italiani rispetto l’anno precedente. C’è stata una maggiore presenza rispetto al 2019 agosto e settembre e questo ha in qualche modo frenato la caduta prevista a inizio anno che si avviava al 70% e che invece si è arrestata al -50% rispetto al 2019.
Quindi si può intravedere un qualche spiraglio positivo: se si considera l’andamento disastroso e senza precedenti di quest’anno segnato dalla pandemia, i turisti italiani hanno comunque dato il loro contributo. Nel 2020 il turismo è stato soprattutto interno (italiani hanno superato gli stranieri) e sempre più concentrato nella stagione estiva (75%), anche in ragione del migliore andamento della curva epidemiologica.
Questa lettura dei cambiamenti della domanda turistica può comunque fornire alcune indicazioni importanti per delineare che turismo sarà quello del 2021 e nei prossimi anni. Il 2020 è stato, per il turismo, l’anno peggiore mai registrato. A livello globale, il calo degli arrivi internazionali è stato del 74%; nel 2009, l’anno più grave della crisi economica, la flessione era stata del 4%. Le prospettive di ripresa sono caute: in Europa i numeri del turismo dovrebbero migliorare a partire dalla seconda metà del 2021, anche se i livelli pre-Covid si raggiungeranno con tutta probabilità non prima del 2023. L’organizzazione mondiale del turismo (UNTWO) prevede una ripresa tra luglio e settembre 2021, a patto che vi sia una significativa revoca delle restrizioni ai viaggi, il successo dei programmi di vaccinazione e l’introduzione di protocolli armonizzati tra i vari paesi.
Le previsioni: l’estate 2021
Nonostante il Covid, nel 2021 il 55% degli italiani andrà in vacanza: di questi, più del 67% sceglierà località italiane. Come accaduto l’anno scorso, nel 2021 i flussi turistici si concentreranno prevalentemente nei mesi estivi. Nell’anno della pandemia e degli spostamenti brevi, il ricorso all’auto per i viaggi è passato dal 57% al 74%. Il Covid ha dimezzato il ricorso alle agenzie: nel 2020 il 74% delle prenotazioni sono state fatte direttamente. Il passaggio ad un turismo «orientato al valore» è fondamentale per la sopravvivenza, poiché le forme di turismo che si concentrano sull’incremento del numero di visitatori sono destinate a non funzionare più dopo la pandemia (fonte Unioncamere-Isnart).
Con la graduale ripresa del turismo, vi sarà una crescente domanda di attività turistiche all’aria aperta e basate sulla natura; saranno privilegiate le esperienze di «viaggi lenti», che stanno guadagnando un interesse sempre maggiore (fonte UNWTO). Riscoprire il turismo a chilometro zero il volàno che può far ripartire nuovamente il comparto.