“Centralità periferica. Sostenibilità e qualità delle aree interne in Veneto”

Aree interne in Veneto. Presentato stamani a Venezia a Palazzo Ferro Fini sede del Consiglio Regionale Veneto il rapporto redatto dall’Osservatorio Economia e Territorio della Confederazione sul tema CENTRALITÀ PERIFERICA. SOSTENIBILITÀ E QUALITÀ DELLE AREE INTERNE IN VENETO.Sono intervenuti il Presidente del Consiglio Regionale Veneto Roberto Ciambetti e i Vertici di CNA Veneto – il Presidente Moreno De Col e il Segretario Matteo Ribon –. Alberto Cestari Ricercatore del Centro Studi Sintesi, ha illustrato i dati emersi dallo Studio.

Aree interne in Veneto: da sinistra Matteo Ribon e Moreno De col

Presenti i Consiglieri Annamaria Bigon (PD) vicepresidente Comm. Sanità e Sociale, Vanessa Camani, Capogruppo PD, Milena Cecchetto (Lega), Chiara Luisetto (PD) vicepresidente Comm. Affari istituzionali Enti locali, Elisa Venturini, Capogruppo FI Consiglio Regionale.

Una parte del territorio veneto si connota per un’organizzazione spaziale fondata su “centri minori”, spesso di piccole dimensioni che, in molti casi, sono in grado di garantire ad imprese e residenti, soltanto una limitata accessibilità ai servizi essenziali. Tuttavia le specificità di questo territorio – che possono essere riassunte con l’espressione “Aree Interne” identificate in termini di tempo medi ed effettivi di percorrenza stradale necessari per raggiungere i «Poli», vale a dire Comuni o gruppi di Comuni e servizi essenziali (Istruzione, Sanità, Trasporti) – richiedono una strategia e una politica territoriale volte a migliorare la qualità dei servizi ai cittadini e a incrementare le opportunità di crescita economica nei territori interni e a rischio marginalizzazione, con l’obiettivo di invertire l’attuale tendenza allo spopolamento.

LE “AREE PERIFERICHE” IN VENETO

In Veneto le Aree periferiche interessano 43 comuni per una superficie territoriale pari a 2.742 kmq; i 92.550 abitanti rappresentano circa il 2% della popolazione regionale (1,9%). In questi territori insistono 14.005 imprese attive (il 2,6%) con 35.081 addetti. La attività di queste imprese rappresenta l’1,3% del valore aggiunto, pari a 990 milioni di euro.

Queste aree sono indentificate nelle zone montane per l’81,3%, 17,0% in pianura e 1,7% in collina. Aree di forte valenza paesaggistica, naturalistica e di indubbio valore turistico che tuttavia, dal punto di vista socio-economico sono interessate da problematiche importanti quali un deciso calo demografico in flessione del 7,3% nel decennio 2012-2022; un naturale fenomeno di invecchiamento della popolazione che nel territorio si manifesta con una maggiore intensità (indice di vecchiaia pari al 271,8%) e una carenza di opportunità di crescita e lavorative che hanno spinto i residenti in età lavorativa a lasciare questi luoghi: il decremento della popolazione giovane ha influito negativamente sulla natalità, con un saldo naturale in netto peggioramento (dal -2,7 per mille del 2002 al -7,7 per mille del 2021).

Alberto Cestari

LO SCENARIO ECONOMICO RISPETTO A QUESTI FENOMENI.

Lo scenario economico analizzato tenendo conto di questi fenomeni evidenzia come le Aree periferiche del Veneto, per quanto riguarda le imprese, abbiano subito una flessione relativamente modesta del -0,8%. Le specializzazioni settoriali riguardano soprattutto Agricoltura, Turismo/Ristorazione e Costruzioni. Va inoltre sottolineato come in queste zone l’Artigianato rivesta un ruolo importante nel sistema economico locale: in questi territori, infatti, la quota imprese artigiane è superiore di 10 punti percentuali rispetto ai poli urbani.

In particolar modo proprio per la vocazione fortemente legata all’Artigianato, le Aree periferiche rivestono un ruolo di cruciale importanza per la salvaguardia e la tenuta complessiva del territorio. Le azioni di contrasto allo spopolamento, pertanto, assumono un’importanza strategica per l’intero Paese, indirizzo opportunamente sostenuto attraverso la Strategia Nazionale delle Aree Interne (SNAI).

«Come presidente del Consiglio regionale – ha salutato Roberto Ciambetti – e come membro del Comitato delle Regioni a Bruxelles e componente della Commissione Nat che segue, tra l’altro, le problematiche dell’ambiente, protezione civile, del turismo, dell’agricoltura, non posso che salutare con estremo interesse questa iniziativa di CNA Veneto che, peraltro, deve essere inserita in un contesto ampio di riflessione.

Da sinistra Roberto Ciambetti

Le aree marginali rappresentano una questione strategica, un vero banco di prova, che sta investendo  non solo il Veneto o l’Italia che dal secondo Dopoguerra ad oggi ha visto un progressivo impoverimento di queste aree  con la diminuzione della popolazione residente, calo  dei livelli occupazionali,  e, soprattutto abbattimento nell’offerta di servizi, processi questi che vanno sommati ad altri fenomeni soprattutto in campo ambientale ad esempio l’avanzare delle aree incolte o abbandonate  sino al dissesto idrogeologico male drammatico del nostro Paese.

Il vero e profondo senso dello Studio presentato oggi è, secondo l’art. 3 della nostra Costituzione, rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che impediscano il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese. Nell’ambito montano o collinare nel nostro Veneto, queste aree non hanno conosciuto tali dinamiche, anzi sono state via via impoverite. Qui gli ostacoli non sono stati rimossi: rammentiamo tutti le polemiche sulla chiusura degli uffici Postali, la rarefazione degli sportelli bancari, la chiusura dei piccoli negozi di vicinato nei centri minori.  È necessario rafforzare e sostenere l’agricoltura e le piccole comunità ed attività economiche locali a partire dall’artigianato o dal piccolo commercio, sviluppando il turismo sostenibile. Il tema affrontato è veramente strategico e riguarda tutti, perché le sfide delle realtà in cui vivono cittadini che non hanno accesso a servizi, dall’assistenza sanitaria all’educazione, l’accesso alle tecnologie e via discorrendo e vivono quindi in condizioni di evidente svantaggio possono replicarsi, con esiti ben più drammatici, anche nelle nostre città.»

«Il progressivo abbandono di questi luoghi ubicati in maggior numero nelle zone montane e pedemontane del Veneto – ha riferito il Presidente CNA Veneto Moreno De Col – sia dal punto di vista demografico, sia imprenditoriale rappresenta, oltre che una pesante perdita per quanto riguarda competenze e professionalità legate all’artigianato e a diverse e strategiche filiere, una minaccia per l’assetto idrogeologico, con potenziali effetti negativi anche a valle. In questo contesto, la vocazione agricola delle Aree periferiche va salvaguardata e consolidata, non solo come concreta opportunità di sviluppo, ma anche in qualità di prezioso presidio del territorio; allo stesso modo la potenzialità di queste aree va senz’altro letta quale attivatore di micro-filiere turistiche con la prospettiva di attrarre imprenditorialità e nuova residenzialità. Non si tratta di richiamare grandi flussi di turisti attraverso grandi eventi o nuove attrazioni, bensì di gestire un numero crescente di visitatori attirati da piccole eccellenze locali legate appunto anche alle piccole e micro imprese artigiane presenti, organizzando secondo una visione globale e sistemica l’accessibilità e l’ospitalità in maniera equilibrata, nel rispetto della fragilità dell’ecosistema locale.»

Moreno De col

La valorizzazione della vocazione turistica delle Aree periferiche può avvenire anche intercettando i flussi di attraversamento del territorio, con indubbio beneficio per le attività commerciali e artigianali locali che possono offrire servizi dedicati e assistenza ai turisti (ricettività, ristorazione e bar, piccoli negozi di alimentari, assistenza tecnica alle biciclette). Le risorse naturali e paesaggistiche, fattori chiave per l’economia turistica, non bastano tuttavia ad invertire la rotta che da qualche decennio sta facendo scivolare questi territori verso un destino di crescente marginalità.

«Occorre favorire le condizioni per rendere appetibile l’idea di vivere nelle Aree periferiche, in primis assicurando i servizi di welfare – ha chiosato il Presidente CNA Veneto De Col –. Il progressivo aumento della marginalità delle aree periferiche rischia, a causa della mancanza dei servizi essenziali, di complicare ulteriormente una situazione già difficile. Necessario quindi poter contare su politiche incentrate su importanti azioni di valorizzazione di queste aree anche per offrire potenzialità di lavoro per i giovani.»

PROSPETTIVE E AZIONI STRATEGICHE PER IL VENETO

L’identificazione stessa delle Aree periferiche risiede nella distanza significativa di questi territori dai poli che offrono i servizi essenziali: se dal punto di vista materiale questa marginalità può essere ridotta solo parzialmente (ad esempio, mediante gli interventi di miglioramento per l’accessibilità stradale, previsti dal Fondo complementare al PNRR), si può senz’altro lavorare per favorire le politiche rivolte a ridurre il digital divide (risorse del PNRR e della SNAI), basti pensare ad esempio alla banda ultralarga, condizione “tecnica” per lo sviluppo di servizi digitali in ambito sanitario, educativo e della pubblica amministrazione nonché fattore in grado di favorireforme di lavoro “ibrido” (smart working), offrendo l’opportunità di lavorare in un contesto naturale e paesaggistico di alta qualità.

Ma più di tutto serve una visione comune e coesa a livello di amministrazioni locali: la frammentazione amministrativa limita infatti la capacità delle Amministrazioni comunali di erogare servizi di qualità alla popolazione e alle imprese, mentre per rendere maggiormente attrattivi questi luoghi (e convincere la popolazione più giovane a restare) è indispensabile ampliare l’offerta dei servizi comunali, possibilmente evitando di innalzare la pressione tributaria e tariffaria.

Se l’azione del singolo Comune rischia di risultare troppo limitata e incapace di incidere sulle traiettorie di sviluppo del territorio di riferimento, la condivisione delle progettualità su un’area vasta è fondamentale, e va promossa anche avvalendosi degli strumenti oggi in grado di ridurre la frammentazione amministrativa, puntando sulle aggregazioni di Comuni e attraverso un consolidamento delle attuali Unioni di Comuni, o in alternativa nella fusione di più Comuni in enti di maggiori dimensioni.

Lo Studio è stato consegnato a tutti i Consiglieri, gli Assessori e i Parlamentari veneti.