Artigiani e pmi: la ripresa c’è, ma le competenze?
La ripresa c’è. Dall’inizio del 2021, in Veneto le statistiche segnalano un costante aumento della produzione: dal +12%, su base annua registrato nei primi tre mesi del 2021, al rimbalzo del +34,1% nel periodo compreso tra aprile e giugno; fino alla stagione autunnale, che porta il PIL regionale a +5,9%.
E le competenze? In questo contesto di crescita, oltre la metà delle micro imprese italiane è intenzionata ad assumere personale entro gennaio 2022. Ma la crescita dell’occupazione è fortemente frenata dalle difficoltà incontrate nel reperire le figure professionali necessarie all’attività aziendale. A rilevarlo una indagine condotta dalla CNA su un campione di oltre 2mila tra artigiani, micro e piccole imprese.
La ripresa c’è
Il mercato del lavoro si è finalmente sbloccato. L’occupazione sembra aver superato l’emergenza da pandemia: su base nazionale si registra, infatti, una crescita a livello tendenziale delle assunzioni (+27,8%). Il Veneto nei primi nove mesi del 2021 vede i saldi occupazionali che si avvicinano a quelli del 2019. Nel complesso dei contratti attivati nel 2021, va segnalato che il 74,8% sono contratti a termine (dati Veneto Lavoro); il tasso di occupazione nella fascia di età 15-64 anni è del 66,2% e la disoccupazione è del 4,8% rispetto al tasso registrato nel Nord Italia che è del 6,1% (dati Istat).
L’occupazione nell’artigianato, nelle micro e nelle piccole imprese rimane in aumento su base annua grazie a sette mesi di crescita ininterrotta (la tendenza su base nazionale è di un incremento del +2,3%): tra assunzioni e cessazioni, in Veneto si registra un saldo positivo a favore delle prime di oltre 72mila contratti (“solo” 2mila in meno rispetto al 2019). Saldo positivo di 4.991 contratti per il settore metalmeccanico (solamente il -2,8% rispetto al 2019); 4.121 contratti nelle costruzioni (però con un -9% rispetto al 2019, nonostante le politiche e gli incentivi che hanno coinvolto il comparto casa). Comparto a sé è quello della ristorazione. Il settore che vede particolarmente penalizzati i servizi di catering per eventi e banqueting, continua a mostrare difficoltà ad attirare candidati e manifesta sempre più la necessità di uno strumento contrattuale adeguato a far fronte ai bisogni improvvisi di personale legati a particolari momenti di concentrazione di lavoro che non pesino troppo sui datori in termini di tassazione e non vadano ad influire sulle dichiarazioni dei redditi dei collaboratori, scoraggiandoli dall’intraprendere un secondo lavoro.
L’indagine CNA
Secondo l’indagine del Centro studi di CNA, il 55,1% delle imprese nei prossimi mesi vorrebbe realizzare assunzioni non destinate a fare fronte a un aumento meramente transitorio della domanda (di queste il 52,7% ipotizza una assunzione e il restante due o più). Quasi due nuovi lavoratori su tre, infatti, sarebbero reclutati mediante contratti stabili: il 29,4% con il tempo indeterminato, il 20,2% con l’apprendistato. Il 27,7% delle imprese punta sul tempo determinato. Di recente è stato attivato uno strumento in più per l’azienda: l’esonero contributivo per l’assunzione di giovani under 36 a tempo indeterminato secondo la Legge di Bilancio 2021.
E le competenze?
Ma questa volontà espressa in particolare dalle imprese artigiane micro e piccole, rischia però di essere frustrata dalle difficoltà nel trovare le necessarie figure professionali. Il 79,9% delle imprese, infatti, non riesce a trovare candidati idonei alle mansioni richieste; il 7,2% si imbatte in candidati insoddisfatti delle offerte economiche; solo il 12,9% delle imprese che sta assumendo, o vorrebbe farlo, assicura di non avere avuto problemi – ed è convinto che non ne avrà – a selezionare candidati dotati delle competenze richieste. Secondo un’elaborazione su dati Istat e Unioncamere già nel 2020 le imprese venete hanno avuto difficoltà nel reclutare artigiani e operai specializzati; si tratta di un 46,6% di assunzioni difficili da reperire per talune posizioni (ad esempio per addetti alle rifiniture nelle costruzioni e nel trattamento del legno).
Dalla indagine della CNA emerge, quindi, un quadro critico, anche se non nuovo: il nostro Paese non ha un sistema in grado di coniugare domanda e offerta di lavoro. Tant’è che il 41,1% delle imprese ammette di cercare il personale prevalentemente tramite il cosiddetto passaparola. Solo il 21,5% si rivolge alle agenzie interinali e di ricerca/selezione del personale, mentre il 16,6% del campione si indirizza a scuole e/o a istituti di formazione. L’11% si affida ai mezzi di comunicazione specializzati. E appena il 3,8% ricorre ai centri per l’impiego. In Veneto, medesima è la tendenza: nel 2019 il 28,4% delle assunzioni è avvenuto mediante passaparola o grazie alla rete familiare e personale di coloro che cercavano lavoro.
«A fronte di questa situazione, preoccupante e certamente non nuova – commenta il Presidente CNA Veneto Moreno De Col – una efficace riforma delle politiche attive del lavoro non potrà esimersi dall’affrontare la questione della riorganizzazione delle strutture dedicate al collocamento. In questo scenario risulta quindi fondamentale anche ripensare alcuni percorsi formativi,valorizzando gli istituti professionali e gli istituti tecnici nella direzione di accompagnare ed introdurre i giovani al mondo del lavoro reale e locale; e nel contempo venendo incontro alle esigenze delle micro e piccole imprese che in Veneto rappresentano oltre il 93% del totale. Un obiettivo indispensabile per agganciare i nuovi driver dello sviluppo che richiedono competenze adeguate.»
«Un ruolo cruciale potrà essere svolto anche dalla bilateralità in sinergia con il pubblico per quanto riguarda le politiche attive dell’artigianato – conclude il Segretario CNA Veneto Matteo Ribon –. Incrociare domanda e offerta di lavoro consentirà di evitare la dispersione delle competenze e renderà più aggiornate le skills richieste dalle aziende.»